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La Repubblica

Vino, l’export resta frizzante e i discount battono la Gdo ... Al primo posto, ancora una volta, ci sono gli spumanti che crescono rispetto ai prodotti fermi in bottiglie che registrano un calo. I volumi sono scesi, però, sotto la soglia dei 20 milioni di ettolitri. Guerra interna sulla fascia più bassa... Cresce all’estero, mostra segnali di ripresa in Italia. E’ questo l’andamento attuale del vino made in Italy, secondo i dati Istat sulle esportazioni, elaborati da Ismea e Unione italiana vini, e di Iri sulle vendite della Grande distribuzione italiana. Sul fronte dell’export, si registra una crescita a valore (+3,3%) e il superamento per il secondo anno consecutivo della soglia dei 6 miliardi di euro, a conferma che il vino italiano è sulla strada giusta in termini di valorizzazione dei prodotti. Nel mercato domestico invece, dopo la flessione registrata delle vendite nella Gdo per i12018 (-5,2 a volume, ma +1,6% a valore pari a 1,8 miliardi di euro di fatturato), il primo bimestre 2019 è in ripresa: in primis, per le etichette a denominazione di origine controllata che aumentano le vendite del 5,3%, mentre il totale del vino confezionato segna un incremento dell’1,7%. Per il settore vitivinicolo, i numeri di fine 2018 delineano un contesto economico incerto, con una diffusa riduzione delle importazioni: negli 11 grandi Paesi monitorati dall’Osservatorio - Usa, Canada, Brasile, UK, Germania, Svizzera, Russia, Cina, Hong Kong, Giappone e Corea del Sud -, la flessione complessiva dei volumi è stata del 4% rispetto all’anno precedente, cioè una quota di poco superiore ai 39 milioni di ettolitri tra vino fermo e spumante, per un giro di affari di circa 22 miliardi di dollari (+3% sul 2017). In un contesto simile, le esportazioni del vino italiano hanno tenuto comunque botta raggiungendo un giro di affari di 6,2 miliardi di euro, circa la metà del fatturato complessivo del settore. I volumi sono scesi però sotto la soglia dei 20 milioni di ettolitri (19,8 milioni), pari a circa 1’8% in meno rispetto all’anno precedente. A causa della scarsa vendemmia del 2017 e una domanda piuttosto fiacca sui mercati internazionali, fa notare lo studio di Ismea. Ancora una volta, ci sono gli spumanti che crescono dell’11,2% in valore (oltre 1,5 miliardi euro) e di quasi il 6% a volume (vicino a 3,9 milioni di ettolitri), con il Prosecco che segna il +15% a valore e il +10% a volume. I frizzanti, invece, sono rimasti stabili a volume recuperando discretamente in valore (+7%), grazie al buono stato di salute del mercato tedesco, primo importatore per questa tipologia di prodotti (+3% in volume e +12% in valore). Le esportazioni dei vini fermi in bottiglia sono calate del 5% in volume (9,7 milioni di hl) e a valore sono restate stabili, confermando i 3,8 miliardi di euro del 2017, con una progressione del 5% sui prezzi medi al litro (3,81 euro). Analizzando nel dettaglio i singoli Paesi, per quanto riguarda i vini fermi in bottiglia, si registra uno stallo delle esportazioni negli Stati Uniti (lieve calo attorno all’1% in volume) e un debole aumento del valore pari all’1,4%, mentre nel Regno Unito la decrescita è stata più consistente: -8% in volume e -1% in valore. Il mercato degli iper e supermercati vale oggi 1,8 miliardi di euro e per effetto della vendemmia 2017 ha registrato lo scorso anno un trend positivo a valore (+1,6%) ma negativo a volume (-5,2%). Tra le 5 macro categorie del comparto Largo consumo confezionato (Lcc), il segmento vino di qualità -che comprende Doc, Docg e Igt inclusi spumanti e champagne) - vale 1’86% a valore e cresce dell’1,4%, pur essendo quello coi prezzi più alti. Le bollicine (Spumanti/Champagne/Charmat) hanno trend migliori +2,1%. Il vino comune pesa il 14% e guida la crescita con +2,5% a valore sia pur con una perdita importante dei volumi (-8,5%). Spinta inflattiva del +12%. Nel complesso, le bollicine soffrono meno rispetto alle altre categorie. Mentre il vino rosso è il prodotto preferito dagli italiani e da solo copre oltre il 40% delle vendite a valore (41,5%). Anche a volume risulta essere il vino più consumato con una quota del 45,2%. Tale preferenza non è indirizzata dal prezzo, visto che il “rosso” risulta essere anche quello con il prezzo medio euro \litro superiore (3,64). Lambrusco e Chianti al top. Sono questi due vini i più venduti allo scaffale. Risultano buone anche le performance di Montepulciano d’Abruzzo, Muller Thurgau e Gutturnio. Ci sono state poi le “rivelazioni”: Lugana primo posto (+22,1% a volume, +24,2% a valore), Primitivo, secondo (+20,6% a valore), Passerina terzo (+14,8%). Seguono Negroamaro, Riesling, Grignolino, Valpolicella, Cerasuolo, Refosco, Pecorino, Aglianico e Falanghina. Spumanti in crescita del 2,1% a volume, mentre nel complesso i vini Doc e Docg chiudono con un -0,7% con un prezzo medio di 4.74 euro al litro. Male gli Igt con un -2.4% e i vini generici che cedono 1'8.9%. Situazione positiva per i vini e gli spumanti biologici che aumentano del 18% i primi e dell'11,8% i secondi, comunque con le vendite generali del “bio” limitate a 5 milioni di litri l’anno. Il mercato aggregato del vino -Gdo più discount - vale 2,6 miliardi di euro e cresce a valore del 4,5%, ma a volume perde il 2,7%. Inflazione totale +7,4%. A soffrire maggiormente è la Gdo che in tutti i segmenti manifesta trend di crescita molto inferiori rispetto al discount. Anche sul segmento qualità e spumanti a volume il discount cresce con un delta importante verso la Gdo: spumanti +9% contro +1,4%, e vini di qualità +4% contro -2,7%. Nel complesso quindi, le vendite del comparto crescono anche per merito dei discount che registrano un incremento dell’11,6% raggiungendo una quota di mercato del 18%, contro il 3,1% della Gdo che detiene una quota dell'82%. Numeri alla mano, il canale discount contribuisce per i142% della crescita del totale mercato. Forte anche del prezzo medio più basso che applica allo scaffale pari a 2,09 euro contro i 3,91 euro della Gdo.

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