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La Repubblica

Difficile capitar per caso a Merano, facile individuarla a tavolino come meta e poi, arrivati e insediati, comprendere che tante sono le ragioni per conoscere e apprezzare la piccola capitale del Burgraviato, nome storico di questo comprensorio: innanzitutto la bellezza e la cura dell’ambiente, dove a testimonianze di Medio Evo, Biedermeier e Liberty sono accostati con armonia magistrali interventi d’architettura moderna. La storia, che convive con le pulsioni di una cittadina aperta al mondo, non per caso definita “città mediterranea nel cuore del Nord”. Il centro, con i Portici e l’antico quartiere Steinach, gli straordinari giardini botanici di Castel Trauttmansdorff, i musei, le terme, le passeggiate... Ma, più prosaicamente, Merano può essere eletta a campo-base ideale per chi voglia regalarsi e programmare una full immersion di enogastronomia di qualità, fra vini, soprattutto bianchi, oggi di valore assoluto, e una cucina di solide tradizioni mitteleuropee, che senza rinnegarsi sa aprirsi al nuovo. Da oggi in città parte il Merano Wine Festival, giunto alla 28esima edizione, appuntamento d’obbligo per gli enoappassionati. I quali, in viaggio per Merano, non possono esimersi dal far tappa in almeno due delle cantine d’eccellenza che si incontrano prima di imboccare la Val Passiria. La prima è San Michele Appiano, l’altra - pochi chilometri oltre - è Terlano. Appiano sulla Strada del Vino (mai come in questo caso nomen omen) è a una trentina di chilometri da Merano. Fondata agli inizi del 900, la Cooperativa conta oggi 330 soci che coltivano poco meno di 400 ettari di vigneto, e i suoi vini bianchi risultano regolarmente ai vertici di tutte le degustazioni. Da questa cantina si può dire si sia iniziata una sorta di rinascimento nel piccolo mondo dei vignaioli altoatesini. Anno dopo anno le etichette contrassegnate Sanct Valentin (Pinot Bianco, Sauvignon, Gewurtztraminer...) hanno rappresentato altrettanti modelli di riferimento per tutti i produttori locali. Al top l’Appius, sapientissimo uvaggio di Chardonnay, Sauvignon, Pinot grigio e pinot bianco, di cui è appena stata presentata l’edizione 2015. Prima di lasciare Appiano, però, sono consigliabili due tappe, il Zur Rose e l’Ansitz Pillhof, rispettivamente la miglior tavola e la miglior enoteca (con cucina) della zona. Il Zur Rose di Herbert e Margot Hintner da anni si conferma un passo avanti nell'intelligente modernizzazione della cucina locale, ma mai ne ha tradito l’identità. La “dimora” (Ansitz) Pillhof è un'ottima enotavola che presenta in carta oltre 800 etichette di tutto il mondo, con ovvia particolare profondità di scelta nelle produzioni locali. Poco più di un quarto d’ora e si arriva alla Cantina di Terlano, dove sono prodotti alcuni dei più grandi bianchi del mondo. Anche questa è una cooperativa, nata alla fine dell'800, che conta poco meno di 170 soci. La produzione ha il vertice nella selezione Rarità, bottiglie speciali di vini bianchi maturati per almeno dieci anni, e nello straordinario Terlaner I Grande Cuvée, oggi disponibile nel millesimo 2012. Vini preziosi e giustamente costosi, per i quali, quando li si incontra nelle carte dei vini, vale la pena di sopportare un sacrificio. Prima di riprendere la strada, tappa consigliata a casa Patauner, cucina sudtirolese doc, in stagione gli asparagi, gloria locale, e sempre le zuppe (asparagi, castagne, rapa navona). Se a Merano restano una garanzia di saggio equilibrio la cucina del Sissi di Andrea Fenoglio e del Kallmuenz, è a pochi minuti dal centro, a Tirolo, la tavola che oggi non si può mancare. È Trenkerstube, all'interno dell’Hotel Castel, dove Gerhard Wieser da 25 anni “contamina” magistralmente ispirazione e prodotti locali con idee e tecniche del mondo. Per i conservatori, viceversa, l’indirizzo giusto è Greiter Hof, cucina autentica di trattoria in un maso a 600 metri a picco su Merano.

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