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La Repubblica

L’export brinda ad Amarone … P più di 63 milioni di bottiglie, 2.273 aziende produttrici, una redditività tra le più alte in Italia con 23 mila euro a ettaro per un giro di affari di oltre 600 milioni di euro (il 75% realizzato all’estero). Sono i numeri che porta in dote il sistema Doc della Valpolicella, ovvero la denominazione di alcuni dei vini più famosi d’Italia tra cui l’Amarone, la punta di diamante, il Ripasso, la Valpolicella e il Recioto. Numeri che il Consorzio Valpolicella presenterà a 200 operatori del settore vinicolo in arrivo da tutto il mondo per partecipare il 31 gennaio al Palazzo della Gran Guardia di Verona alla kermesse “The Main Markets for Valpolicella Wines”, giunta alla 3° edizione. “Con i suoi vini, la Doc veneta rappresenta un sistema trainante dell’economia regionale, secondo solo al Prosecco”, premette Olga Bussinello, direttore del Consorzio, che rappresenta 1’80% dei produttori della denominazione, ubicati in un territorio che include 19 comuni della provincia di Verona. Sono aziende perlopiù piccole e medie che esportano In media 8 bottiglie su 10. Nel 2019 l’export dei vini Doc Valpolicella ha generato ricavi per oltre 268 milioni di euro, escluso l’Amarone e il Recioto. Il Ripasso, il prodotto di fascia “intermedia” per qualità e prezzo, ha esportato l’80% della produzione, pari a 18 milioni di bottiglie, per un giro di affari di circa 250 milioni di euro. Il valore dell’esportazione del solo Amarone ha toccato invece quota 15 milioni di bottiglie per un fatturato di 355 milioni di euro. “112019 è stato un anno positivo per i nostri prodotti, specie Ripasso e Amarone: il primo ha confermato di essere un vino in costante crescita (+9,4%), con una buona remuneratività per le aziende. Il secondo ha numeri più ridotti, perché è un vino di alta fascia, ma ha tenuto il passo (+9%)”, spiega Bussinello. Nel mercato extra Ue, per il re dei vini veronesi, gli Stati Uniti rappresentano in termini di export il primo paese di riferimento con una quota del 15%. Poi, arriva il Canada con il 6%. “Nel 2019 le vendite negli Usa sono cresciute - aggiunge il direttore - La fortuna è che siamo stati risparmiati dai dazi doganali aggiuntivi che hanno colpito altri prodotti del nostro made in Italy”. La Cina? “Ci crediamo molto, ma scontiamo un ritardo di 40 anni sui vini francesi. Investiremo molto sul canale digital per conquistare quote di mercato”, risponde Bussinello. A livello europeo, la Germania resta in vetta alla classifica dell’export della Dop Amarone con una quota de116%, nonostante un calo delle vendite prima storicamente al 20%. “Il problema è legato alla distribuzione tedesca, concentrata su 4 distributori: basta che uno di essi diminuisca gli ordini e le vendite iniziano a oscillare”, puntualizza il direttore. Seguono Svizzera (12%) e Regno Unito (11%). Il Regno Unito rappresenta un mercato storico per l’Amarone: “Qui si sta verificando un fenomeno particolare per effetto della Brexit: in vista delle possibili complicazioni doganali, c’è una corsa agli acquisti per riempire i magazzini”, conclude il direttore.

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