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La Repubblica

Il Prosecco ha tenuto e ora brindiamo a una fascia più alta … Parla il direttore del Consorzio Prosecco Doc: “Le esportazioni sono andate bene, in Francia sono cresciute a doppia cifra”… “L’ export, nonostante tutto, segna ancora positivo”: Luca Giavi è direttore del Consorzio del Prosecco Doc, una delle tre denominazioni del vino italiano più venduto al mondo, consorzio che copre un territorio, Patrimonio dell’Unesco, di oltre 20 mila ettari di vigneto spalmati su nove province del nordest: Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno, Trieste, Udine, Pordenone e Gorizia. I risultati, a oggi, sembrano meno nefasti rispetto alle previsioni pessimistiche formulate durante la fase più acuta del Covid 19. “Vendiamo all'estero il 75% della nostra produzione e, anche se non tutti i mercati hanno reagito allo stesso modo, abbiamo tenuto grazie a Paesi come Regno Unito, Germania, Usa, addirittura in Francia, che è il nostro quarto mercato, e abbiamo chiuso con incremento a doppia cifra”. Però il canale Horeca, hotel, ristoranti, alberghi, pesa sui vostri risultati? “Il settore della ristorazione e ospitalità sta soffrendo tantissimo, invochiamo interventi decisivi da parte del governo perché è una canale fondamentale per tutto l’agroalimentare italiano”. Vi siete dovuti fermare durante il lockdown? “Nessun fermo alle attività di imbottigliamento né ritardi sulle tabelle di marcia per le operazioni di cantina, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza” Come avete risolto il problema delle giacenze, che riguarda tutti i territori di produzione del vino? “Abbiamo deciso di lasciare “liberi” fino a 150 quintali di uve per ettaro, che potranno essere vinificate, spumantizzate ma commercializzate in bottiglia a partire da dicembre. Al momento sarà possibile utilizzare parte della nuova vendemmia in taglio fino al 15% con vini di annate precedenti. Una quota resta in stoccaggio, e la utilizzeremo in base all’andamento del mercato. L’altra misura di rilevante importanza è rappresentata dall’obbligo di destinare a prodotto diverso dal vino (succhi, distillati) gli esuberi produttivi della Doc, che, tradizionalmente venivano presi in carico come vino Igt. In questo modo, anche riducendo il reddito delle aziende, non si va ad appesantire la Cantina Italia, con gran senso di responsabilità da parte della filiera del Prosecco verso il sistema Paese” Come si annuncia la nuova annata? “Per alcune varietà precoci è già iniziata la vendemmia, per la Glera, il vitigno che deve costituire almeno 1’85% del Prosecco, siamo vicini, ma con grande attenzione al livello di giusta acidità oltre che al tenore zuccherino. L’annata è stata molto regolare, anche se con più pioggia del previsto, la produttività è un po’ bassa, indice di buona qualità. Potevamo avere un fine agosto e un inizio settembre più clemente ma rispetto al veronese ci siamo salvati dalle grandinate”. Ad agosto è stato approvato il nuovo disciplinare per il rosé Doc, una grande novità. “I vini rosati stanno conoscendo un grande boom, e dal mercato è arrivata la richiesta di Prosecco rosè; noi producevamo già bollicine rosate ma ora, con l’approvazione del ministero, abbiamo un prodotto etichettato come Doc, che garantisce maggiore trasparenza”. Come si fa un Prosecco rosé? “Il vitigno principale resta sempre la Glera; il Pinot Nero, uno dei vitigni complementari che nel Prosecco viene vinificato in bianco, in questo caso viene vinificato in rosso, ovvero non si toglie la buccia; ma non si tratta di un tocco di rosso, vogliamo preservare il sentore floreale e fresco tipico del Prosecco, con la nota in più della fragola di bosco, caratteristica tipica del Pinot Nero”. Costerà come il bianco? “Di più, perché ha costi di produzione più alti: il Pinot Nero ha rese inferiori e la permanenza sui lieviti durerà il doppio rispetto a Prosecco Bianco, che comporta un dimezzamento delle potenzialità degli impianti”. Il Prosecco ha successo anche perché accessibile. “Con il rosé vogliamo fare un salto di mercato, posizionarci su una fascia più alta per valorizzare il nostro brand e raggiungere consumatori più sofisticati”.

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