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La Repubblica

Rosso o bianco, nel vino è la storia della Campania ... Dal Fiano al taurasi, dal Greco di Tufo al Biancolella, dal Lacryma Christi all'Aglianico:seguire la geografia dei vitigni regionali è come fare un viaggio tra tradizione e innovazione. Molte cantine offrono ai visitatori la possibilità di partecipare alla vendemmia... Se c’è un modo per curare la nostalgia che assale quando si lascia la Campania é portare con sé una bottiglia di vino. Da un calice di Fiano o di Taurasi si sprigionano le fragranze e i sapori di una terra i cui paesaggi restano nel cuore. Ma, per non sbagliare, le bottiglie devono essere al meno due. Perché la regione, con più di 24 mila ettari di viti, produce eccellenze sia di bianchi che di rossi. Se il Fiano di Avellino conferma il suo primato non scalfito dal tempo, come non innamorarsi del Taurasi per la sua potenza che coniuga con un’insolita eleganza. Ogni volta che si affila in Campania si può fare un’esperienza diversa. Sicuramente le sue opere d’arte e il patrimonio naturale sono il principale motivo per inserirla tra le mete migliori per un viaggio. Scopre, però, posti unici della regione chi sceglie come bussola un tour tra le sue cantine, sopratutto nella stagione dena vendemmia. Più di 100 quelle segnalate dalle guide più accreditate e distribuite in ognuna delle cinque province. Una mappa ricca di sorprese per la varietà delle produzione e per la specificità delle case vinicole. Si possono trovare, infatti, vini interessanti in piccole aziende artigianali come in marchi che immettono sul mercato intenazionale milioni dl bottiglie. Facendosi guidare dal desiderio di scoprire vini, originali e di qualità, il primo approdo é sicuramene l'Irpinia. Difficile trovare un altro territorio che concentri la stessa varietà di vini in grado di conquistare i mercati internazionali. Dall'Aglianico al Greco di Tufo ogni cantina di casa potrebbe riempirsi di etichette irpine in grado di offrire emozioni sempre nuove. Il motivo è da ricercare nell’ambiente ideale per la viticoltura e per le uve di alta qualità che si producono. Le caratteristiche geografiche, dall’altitudine al tipo di terreno, ne fanno il punto di forza insieme alla capacità del produttori di coniugare tradizione a innovazione tecnologica. E non potrebbe essere altrimenti visto che la storia dei suoi vini di affonda le radici nell’antichità. Del Greco di Tufo, tra i più celebri al mondo e rigorosamente doc, parlano già Plinio il vecchio o Virgilio. Trovarsi in Irpinia tra settembre e ottobre vuol dire avere un’opportunita unica. Ogni anno aumentano le aziende che aprono le loro porte agli appassionati durante ilm periodo della vendemmia. Prenotandosi sui siti web di marchi importanti si puo partecipare da protagonisti alla raccolta delle uve. La giornata corre via veloce tra passeggiate nei vigneti, pigiatura dell’uva nei tini di legno, brindisi e termina nel modo migliore con pranzi accompagnati da una degustazione di calici di qualità. Circondati da una natura che tiene lontani caos e inquinamento. Scenario completamente diverso si presenta a chi fa questa esperienza in Cilento. Qui, le vigne si affacciano direttamente sul mare. Regna il Fiano e non solo. Nei bianchi ritroviamo in bottiglia le suggestioni del Mediterraneo. In questo continuo voltare pagina, tra terra e mare, non si può perdere l’esperienza senza tempo di fermarsi ad ammirare le vigne, omaggio alla vita, alle falde del Vesuvio. I vini rossi di questa zona presentano una gamma di aromi affumicati e minerali, derivati dal terreno vulcanico su cui vengono coltivate le uve. Grazie al lavoro fatto dai produttori, in questi anni, il territorio riesce a imporsi con la denominazione doc anche per i bianchi e i rosati. Il più noto è il Lacryma Christi, ottenuto con una prevalenza di uve di vitigni Piedirosso miscelate a una minore percentuale di Aglianico, coltivati sui declivi del vulcano. In questo tour impossibile racchiudere tutte le tappe con soste un po’ ovunque in Campania, dal beneventano al casertano. L’ultima foto ricordo in Costiera amalfitana, tra i vitigni coltivati in terrazze a picco sul mare. Da questa straordinaria posizione, in un triangolo tra Ravello, Furore e Tramonti l’uomo è riuscito a strappare terra alla roccia dei Monti Lattari. In queste terrazze, esposte al sole, si produce soprattutto Aglianico e in misura minore il Biancolella. Anche se quest’ultimo vino ci porta direttamente a Ischia. Dimostrazione che in Campania seguendo l’itinerario di vini e vendemmie bisognerebbe strappare il calendario per non avere limiti di tempo.

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