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La Repubblica

Parigi e Mosca ai ferri corti nella guerra delle bollicine ... È scoppiata la guerra dello champagne. Vladimir Putin inaugura il sovranismo delle bollicine approvando una legge che penalizza lo status symbol terminologico della bevanda più nota al mondo. Il presidente russo ha aperto le ostilità. In base alla nuova normativa russa lo champagne esportato nella Federazione non potrà più chiamarsi così ma dovrà accontentarsi della ben più modesta denominazione di “spumante” mentre i produttori di “shampanskoye” russi possono continuare a usare quel termine. Il brand classico delle bollicine francesi sarà invece riservato a quelle prodotte in Russia. Il gruppo del lusso Lvmh, con i suoi marchi Moet & Chandon, Veuve Cliquot e Dom Perignon, ha risposto decretando uno stop alle esportazioni verso la Russia. Ufficialmente si tratta di un blocco provvisorio per studiare le nuove normative, “in attesa di trovare una soluzione adeguata”. Dietro le quinte sono in corso negoziati guidati anche dal governo francese. “Sosterremo i nostri produttori e l’eccellenza francese” ha detto il ministro del commercio francese Franck Riester. Di cambiare il nome dello champagne in spumante non se ne parla. Anche perché, oltre alla questione di principio, ci sarebbe un iter burocratico tutt'altro che semplice e che richiederebbe tra l’altro la ricertificazione delle bevande e una nuova etichettatura. D’altra parte il termine champagne, oltre ad essere un brand identitario per i francesi, è una denominazione d’origine protetta che fa riferimento alla provenienza da un luogo d’origine ben preciso, la regione dello champagne nel nordest della Francia, intorno a Reims. E anche se fin dall’epoca dell’Unione Sovietica il termine champagne tradotto in cirillico è stato utilizzato per la distribuzione di un alcolico frizzante, ora la decisione suona come una provocazione. Il Comitato francese dei produttori di champagne ha fatto un comunicato per “deplorare il fatto che la legislazione russa non garantisce che i consumatori russi abbiano informazioni chiare e trasparenti sulle origini e le caratteristiche del vino”. Da Mosca, Leonid Rafailov, direttore generale della società Ast, uno dei principali distributori di vini e liquori in Russia, ha detto di sperare che i francesi accettino di denominare spumante il loro champagne. La guerra della bollicine insomma è appena cominciata e ad avvantaggiarsene potrebbe essere il Made in Italy: secondo stime della Coldiretti, il primo trimestre del 2021 ha segnato un aumento record del 37% nelle esportazioni di spumante italiano in Russia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lo scorso anno sono state stappate 25 milioni di bottiglie di spumante nel paese di Putin, dove sono apprezzati il Prosecco e l’Asti.

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