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La Repubblica

Vendemmia al voto … L’annata 2022 si ricorderà per la siccità che ha creato grande disomogeneità nel Vigneto Italia: ecco com’è andata… A questo punto, quando la vendemmia dell'armata più siccitosa di sempre sta finendo, facciamo un gioco. Il Gusto mette ai voti il raccolto regione per regione. La qualità non è in discussione, sono valutazioni simboliche realizzate incrociando varietà, clima, piogge e produzione, partendo dalla certezza che ogni territorio ha dato il meglio, pur nelle difficoltà del cambiamento climatico. E che il lavoro straordinario dei viticoltori ha fatto il miracolo. La fotografia del raccolto è data dall’effetto macchia di leopardo legato alle microzone: non esisterebbe terroir se non ci fossero differenze nelle macroaree, con performance più o meno buone. Detto questo, una riflessione generale riguarda l’intreccio fra varietà dell’uva, temperature e piogge. “In un clima mediterraneo, i vitigni medio tardivi quali Sangiovese, Aglianico, Refosco, Montepulciano hanno sì sofferto il caldo, a partire dall’inverno arido - riflette il winemaker di fama mondiale, Roberto Cipresso - ma essendo state vendemmiate da settembre inoltrato, quando la temperatura s’è abbassata ed è arrivata la pioggia, sono riuscite a trovare l’equilibrio che fino ad agosto sembrava perso”. Quindi grandi annate in Toscana col Sangiovese, in Basilicata con l’Aglianico, in Piemonte (in particolare nelle Langhe con Nebbiolo e Barbera), risultati soddisfacenti nel centro Italia in Abruzzo, Umbria, Marche e Lazio. Bene la Sicilia, soprattutto L’Etna, dove il Nerello si vendemmia un po’ più tardi, più problematico il Nero d’Avola. Grande disomogeneità in Veneto (bene la Garganega, alti e bassi la Glera); difficoltà in Lombardia con le uve bianche, e nel Sud per le rosse coree il Primitivo in Manduria e il Magliocco in Calabria. Nelle zone più nordiche, freddo e umidità hanno complicato le cose. E poi c’è il lavoro delle aziende. Lo sottolinea Riccardo Cotarella, numero uno di Assoenologi: “Chi fa agricoltura di precisione in vigna ha avuto meno problemi”. E che dire del gusto? Risponde Cotarella: “Ottimi i bianchi e i rosati con i quali la tecnologia può recuperare scompensi dovuti alla stagione. Profumati, di ottima struttura ed eleganti laddove la vigna è ben curata”. Altalena sulle bollicine; discorso a parte per i rossi: “La tecnologia può fare ben poco per i rossi: la “ciccia” o c’è o non si inventa, ma è andata meglio di ciò che si pensava. Non saranno rossi di impatto e di struttura profonda o colore impenetrabile, ma di certo ci sarà più finezza”.

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