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La Repubblica / Affari & Finanza

L’intervista ad Alfredo Cazzola - “Il vino, punta di diamante del made in Italy” … Giunto alla terza edizione il Salone del Vino segna un ulteriore incremento di espositori e arricchisce il programma aprendo per una giornata la rassegna al pubblico, ma per la prima volta si tiene in un momento assai critico di mercato. E in un panorama fieristico che si va affollando. L’ultimo annuncio riguarda MiWine che si terrà in giugno a Milano. Nonostante questo Alfredo Cazzola, bolognese creatore del Motorshow e presidente di Promotor International e Lingotto Fiere, punta ancora sul settore. Anzi rilancia.
Cazzola lei è il più importante imprenditore privato nel settore fieristico: perché ha scommesso sul vino? «Per tre fondamentali ragioni: la prima è che il vino costituisce ormai una punta di diamante dell’immagine dell’Italia nel mondo; la seconda è perché è un settore molto vitale che ha dinamiche economiche sia commerciali, sia industriali, sia agricole e dunque è molto stimolante; la terza perché sono convinto che sia un settore che ha bisogno di strutture di servizio per crescere ancora e una Fiera è il più importante supporto per un comparto economico che deve svilupparsi acquisendo consenso e visibilità. E poi c’è anche una passione personale per un ambiente stimolante». Lei ha sempre presentato il Salone del Vino come una rassegna professionale, ma quest’anno ha lanciato il WineShow. Vuol fare col vino quello che ha fatto con le auto? «Una Fiera deve essere un momento di grande comunicazione del prodotto. Abbiamo collocato il Salone in novembre proprio perché in questo periodo c’è forse la massima attenzione dei media sul vino. Detto questo abbiamo anche capito che il mercato del vino sta cambiando, si va segmentando e che gli enoppassionati stanno diventando un soggetto fondamentale nel mercato. Perciò abbiamo deciso di fare WineShow. Non si tratta di copiare la formula del Motor Show, si tratta di offrire alle cantine un’ulteriore occasione di directmarketing e di rafforzare la funzione promopubblicitaria della rassegna». Sì, ma del Salone professionale che resta? «Tutto e di più, potrei dire. Quest’anno abbiamo organizzato per la prima volta in Italia un workshop con i paesi dell’Est. Saranno quasi mille incontri commerciali, una grande occasione per le cantine. Abbiamo messo sotto osservazione i prezzi, abbiamo incrementato i seminari di formazione, abbiamo moltiplicato gli scambi commerciali. La nostra mission è di fornire a tutti pari opportunità d’incontro con il mercato. Questo significa fare un Salone professionale.»
Ma non teme questo momento di crisi del mercato del vino? «Credo che si debba parlare piuttosto di una fase riflessiva dei consumi che ovviamente investe anche il vino. Non c’è una crisi di prodotto, c’è un rallentamento del ciclo economico che si riflette anche su questo mercato. E il salone del Vino è una potente leva anticiclica. Lo dimostra l’incremento delle adesioni alla rassegna, il fortissimo interesse dei media, la presenza crescente di operatori. E lo testimonia il fatto che al Salone sono cresciute le presenze del Sud e delle isole e si è rafforzata la rappresentanza toscana. Questi fattori fanno del nostro Salone una vera passerella nazionale che dà spazio ai territori di qualità e a quelli emergenti. E sono convinto che il Salone sia un’ottima opportunità per dare nuova spinta al vino italiano».

Importante appuntamento a Torino

Quattro giorni per conoscere più da vicino l’universo delle cantine. Questo è in sintesi il Salone del Vino di Torino che sarà inaugurato domenica 16 novembre nel quartiere fieristico del Lingotto dal ministro Gianni Alemanno. Alla rassegna partecipano oltre 1200 aziende e tutti i migliori "territori da vino" d’Italia. Il programma si articola in oltre 50 degustazioni, una trentina di convegni e seminari, la presentazione delle maggiori guide enologiche, un centinaio di incontri commerciali sui quali spicca il workshop messo in piedi dagli organizzatori del Salone, Lingotto Fiere e Promotor International, che portano a Torino 43 operatori commerciali dell’Est Europeo che in due giornate incontreranno circa 200 cantine per un totale di quasi mille contatti. E’ la prima offensiva commerciale che le cantine italiane lanciano per conquistare i mercati dei nuovi partners europei. Tra i temi principali che saranno affrontati nel corso della rassegna c’è l’indagine condotta dall’Osservatorio permanente del Salone del Vino sul consumo in Italia che fa emergere una nuova figura, quella dell’enoappassionato, cioè il consumatore attivo che è capace di diventare una sorta di nuovo canale distributivo per le cantine alimentando la vendita diretta e collocandosi nel mercato come un opinion leader. In primo piano anche il dibattito sui prezzi e sugli eccessivi vincoli che gravano su produzione e distribuzione. Il Salone, giunto alla terza edizione, si connota per due importanti novità. La prima è il WineShow. Domenica 16 novembre i padiglioni del Lingotto saranno aperti al pubblico (biglietto 25 euro) che potrà entrare in contatto diretto con gli espositori. Previste degustazioni (i cento migliori vini d’Italia, nuove esperienze sensoriali come l’assaggio dei vini accompagnati dalla musica e dai colori, cinquemila etichette a disposizione), momenti di spettacolo con i comici di Zelig, approfondimenti culturali. La seconda novità è il debutto in anteprima dell’Enoteca d’Italia, la neonata struttura promozionale voluta dal ministero.

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