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La Repubblica / Affari & Finanza

I fratelli Todini si dividono: Stefano lascia il mattone per vino e turismo ... Da Todi a Buenos Aires, passando per la via dell’agrobusiness. Addio al mattone. Stefano Todini, della storica famiglia di costruttori umbri ha lasciato alla sorella Luisa il timone della holding che vale 250 milioni di euro, e un anno fa ha iniziato a dedicarsi a tutte le attività che hanno a che fare con la terra. In primo luogo c’è la produzione del vino con tre etichette di punta, il Nero della Cervara, il Rubro e il Sant’Isidoro, che ai vitigni internazionali affiancano gli autoctoni Sangiovese e Grechetto, per un fatturato di 520 mila euro. Sempre a Collevalenza di Todi, dove ha sede la cantina Todini, c’è anche l’azienda agricola dove si allevano i tacchini, che valgono 470.000 euro di fatturato, a cui i prodotti tipici apportano altri 90.000 euro. A Buenos Aires, invece, in una vasta fazenda pascolano 12.000 vitelli e mucche di razza Aberdeen Angus che valgono un giro d’affari di 2.780.000 euro la cui carne finisce sui tavoli dei due ristoranti romani di Via Veneto recentemente acquisiti e negli agriturismi. Tutto fa capo alla Tiesse, la società creata per tirare le fila dei business, quelli attuali e quelli futuri, che concorrono ad affermare un'unica strategia di fondo: creare un marchio che può ricordare il tradizionale "dal consumatore al produttore", ma che in realtà cerca di esportare nel mondo agricolo un modello di business tipicamente industriale e dei servizi : il "brand stretching, l’estensione del brand. Una strategia, dicono gli esperti di marketing, molto innovativa per l’agricoltura, un settore dove i produttori italiani, bravi e di qualità, non reggono alla concorrenza straniera proprio per l’incapacità di fare network.
Crescere, estendere il marchio sia lungo la filiera che per settori affini, dunque. Un esempio. In pieno boom delle vacanze di contiguità, quelle di pochi giorni non molto lontano da casa agriturismo e enoturismo stanno facendo la parte del leone. E dalla cantina al relais nella campagna nostrana, dalla fazenda alla estancia nella pampa il passo è stato breve: sono nati così due centri residenziali, uno in Umbria che rende più di un milione di euro, e un altro in Argentina partito da poco. Centri esclusivi, con sale fitness e, nel caso dell’Argentina dove le distanze sono immense e gli spostamenti difficili una pistina per l’atterraggio di piccoli aerei da turismo. Creare un polo dell’agriturismo del lusso, sul modello di quello nel portafoglio del fondo Charme di proprietà di Luca Cordero di Montezemolo, è questo l’obiettivo. Ma la strategia della brandizzazione è ad ampio raggio, va dal lusso al largo consumo: e infatti su un altro versante, quello che riguarda le famiglie, si punta alla distribuzione di "pacchi carne" con una rete di appositi furgoncini e una filosofia di vendita che vuole stimolare gli italiani a mangiare tutto, non più solo la solita bistecca.

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