02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Repubblica / Affari & Finanza

La signora che cammina tra le vigne ... La gentildonna di campagna veste uno scamiciato azzurro, scarpe con tacco e punta esagerata, porta un diamante gigantesco, eppure spiega: «È che oggi a Milano devo incontrare dei clienti, e allora mi travesto». Chiara Lungarotti, 33 anni, è una delle grandi signore italiane del vino e non ha mai pensato ad altro che a vivere in campagna, tra i suoi vigneti e le coltivazioni a ulivo; una ragazza che è cresciuta a Torgiano, Umbria, 5 mila abitanti, e che ha imparato ad andare in bicicletta tra le vigne; che all’alba si alza e come in un rito antico, ogni mattina, compie una lunga visita nei campi. Non è per una questione di moda, né per diversificazione finanziaria che Chiara è diventata la signora del Rubesco. No: vissuta sempre nell’amore della terra, è entrata in azienda a 19 anni e da quando ne aveva 28 ne è diventata l’amministratore unico. È un’esperta di enologia, ma anche di bilanci; ha introdotto innovazioni nella viticoltura di famiglia, ma con sicurezza gestisce il lavoro di 150 dipendenti, un bilancio di 12 milioni, quasi 300 ettari a vigneto, la produzione di quasi tre milioni di bottiglie. «Sono cresciuta in campagna racconta Ho sempre saputo quello che avrei fatto e che era esattamente quello che volevo fare: l’imprenditrice agricola in mezzo alla mia gente».

Nata da genitori ormai maturi, Chiara cresce con il padre Giorgio e la madre Maria Grazia Marchetti, una storica dell’arte, nel piccolo borgo medievale tra Perugia e Assisi, là dove il padre aveva fondato nel ‘62 l’azienda vitivinicola. È amore per la terra, fiuto imprenditoriale, ma anche approccio illuminato: moglie e marito costruiscono un sistema culturale integrato che fa del vino il centro di una Fondazione che promuove esposizioni, un museo, la ricerca di prodotti nuovi (dall’olio alla salsa balsamica). Il rispetto per il territorio significa la ricerca di innovazioni compatibili, l’investimento anche in un turismo di qualità che si traduce nella gestione di un relais esclusivo, Le Tre Vaselle, e di due strutture agrituristiche. Chiara frequenta il liceo classico, poi si iscrive ad Agraria e si specializza in Viticoltura; ogni anno si trasferirà a Bordeaux, alla Facoltà di Enologia, per corsi di aggiornamento. Non ha bisogno di cercare un lavoro: la sua vita di sempre è il suo lavoro, ed è soprattutto una grande passione. «Camminare in mezzo ai vigneti mi rimette e nuovo; scoprire nuove tecniche di vinificazione mi appassiona… ma amo anche tutto quello che sta intorno alla cultura del vino». Si è appena diplomata quando comincia «a dare una mano» a papà; non è ancora laureata quando entra in azienda a tempo pieno; ha 28 quando la morte del padre la costringe a prendere le redini di tutto.

Per Chiara anche il matrimonio, che arriva nel 2003, è all’insegna della passione per il vino: lei è ormai la titolare dell’azienda umbra di famiglia; suo marito si occupa di vigne in Toscana, nel Chianti, là dove la sua, di famiglia, ha una grossa azienda. In aprile, al Vinitaly, si sono trovati insieme, concorrenti, e per Chiara è stato un momento di grande emozione personale: ha presentato il suo Rubesco riserva San Giorgio, le prime bottiglie di riserva targate esclusivamente Chiara Lungarotti. Tra esigenze familiari e aziendali, adesso che non ci sono figli, vince ancora il vino: la giornata di Chiara è scandita da un ritmo regolare e casalingo. Visita alle campagne la mattina presto; poi sosta in ufficio fino all’ora di colazione; alle 13.30 è al tavolo d’angolo de Le Tre Caselle, insieme al direttore; poi c’è ancora l’ufficio, fino a tarda sera, a meno che non sia quel giorno di metà della settimana in cui marito e moglie si ritrovano.
Solo gli affari hanno il potere di rivoluzionare questo schema: «Più o meno una settima al mese - dice Chiara - sono lontano per lavoro. In viaggio, dagli Stati Uniti al Giappone. Le esportazioni assorbono il 45 per cento della produzione con un ultima, promettente frontiera, i mercati cinese, indiano e russo.

Accanto a Chiara ci sono altre due donne: Teresa Severini, la sorella maggiore, e la madre che continua a essere l’anima del museo della storia del vino che ha messo insieme collezioni archeologiche, ceramiche, incisioni, fino a opere di Mantegna e Picasso. Il buon vino, ride Chiara, fa bene alla cultura; di certo, ne è convinta, fa bene alle donne. A cominciare da lei stessa, che è stata nominata vicepresidente dell’Associazione Donne del vino e che è uno dei consiglieri dell’Unione Italiana vini.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024