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La Repubblica / Affari & Finanza

Indagine Mediobanca - L’indice delle aziende è in aumento ma non segue l’andamento delle Borse ... Basso incremento del fatturato, redditività operativa stabile, flessione degli utili netti dovuta a minori proventi finanziari; deterioramento del Roi, ritorno sull’investimento: è una spietata analisi quella dell’ Indagine sul settore vinicolo di Mediobanca, che ogni anno, in concomitanza con in Vinitaly, rende noti i risultati. Un’indagine, forse l’unica, che ha il merito di affrontare il mondo del vino da un punto di vista squisitamente finanziario, dando la precedenza a fattori come rendita, andamento delle azioni, rispetto alle più modaiole analisi dei bouquet, delle tendenze dei gusti e dei mercati. Tutti fattori importanti, per carità, ma sempre più negli ultimi tempi, accanto all’attenzione sul prodotto si sta facendo strada lo studio dei fondamentali delle imprese, della loro capacità di stare sul mercato. Un prodotto di qualità, dicono gli esperti mondiali, non può restare tale se alle spalle non ha una struttura solida, capace di investire ma anche di fronteggiare la concorrenza straniera in un mercato dove avanzano marchi globali, finanziariamente solidi. A ben guardare il settore vinicolo, come dire agricoltura, very old economy, manifesta segni di vitalità finanziaria che però seguono ritmi particolari: l’indice mondiale dei prezzi delle aziende vinicole è aumentato del 35% nel 2004, quando le Borse mondiale hanno registrato un incremento medio dell’11,8% ma nel 2005 è aumentato solo del 3,4% a fronte di una media del mercato pari al più 16,3%. Dati che riflettono le turbolenze subite dal settore che sta vivendo una fase di riorganizzazione e ripensamento delle strategie sia gestionali che organizzative. La redditività, dicono ancora le rilevazioni Mediobanca, è tornata normale nel 2004, dopo la forte caduta del 2003, dovuta a pesanti oneri da ristrutturazione. Sul fronte degli andamenti, le società a controllo italiano segnano i rendimenti più elevati, ma li riducono in maggior misura rispetto all’anno precedente, mentre le cooperative seguono un tasso di profitto più contenuto, mentre le società a controllo estero appaiono in controtendenza. Le società cooperative, mancano di alcune fasi produttive a monte della filiera, visto che i soci conferiscono uve e vino per l’ulteriore lavorazione, mentre le società a controllo estero hanno una limitata operatività commerciale, visto che si configurano prevalentemente come fornitori di reti commerciali estere controllate dalla casa madre. Una situazione di grandi cambiamenti che ha coinciso con il lancio di 1300 nuove etichette, il 40% in più negli ultimi dieci anni. In media ogni azienda ha 80 etichette e il numero cresce quanto più la vendita è legata alla grande distribuzione. Segno di una ricerca disperata di posizionamento sul mercato su diversi tipi di target. Cresce anche l’investimento pubblicitario, con un incremento del 17% nel 2005 e del 12% nel 2005. Per quanto riguarda i canali di vendita, la Gdo assorbe il 42% delle vendite nazionali, seguita da Ho.Re.Ca., ristoranti, hotel, caffè al 23%, con i wine bar che occupano l’11,5%; insieme Ho.Re.Ca, si confermano i principali canali per i grandi vini. Seguono le vendite dirette al consumatore finale, con 7,5% di quota.

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