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La Repubblica / Affari & Finanza

Ferragamo, il lusso di produrre vino ... Nessun riferimento, niente che possa neppure minimamente richiamare alla mente scarpe di design o dive di Hollywood, che hanno fatto la fortuna del padre, Salvatore, fondatore del business di famiglia. Il vino per Ferruccio Ferragamo e suo figlio Salvatore, chiamato come il nonno e che gestisce la tenuta Il Borro, è un business completamente separato, che ha solo legami con la terra, l’agricoltura. Un business che indubbiamente oggi è molto di tendenza. Ma che cammina per la sua strada, con le sue logiche, i suoi ritmi, completamente differenti da quelli, frenetici, della moda. Tempi di campagna, legati alle stagioni; fatti di grandi investimenti esposti ai rischi del clima, alle gelate, alle piogge estreme che possono far perdere un’annata e rimetterci fior di soldi. Altro che la concorrenza dei cinesi.

Una galleria sotterranea con barrique lungo le pareti e nicchie protette da grate, alla francese, corre sotto i vigneti e il superbo giardino all’italiana della tenuta di San Giustino Valdarno, in provincia di Arezzo. Così l’ha voluta Ferruccio Ferragamo, interrata, per non rovinare il paesaggio e poter fare tutte le operazioni di cantina al coperto, senza passaggi di botti, via vai di macchinari e la caduta per gravità dell’uva e del vino. L’antico borgo disastrato dalla guerra e dall’abbandono è stato interamente ricostruito nel rispetto dello stile originario. Non un filo elettrico, un’antenna a deturpare questo paese che pure è tutto cablato. Ogni filo è stato messo sottoterra, sembra un villaggio degli anni ‘50, quando c’erano solo le radio nelle case. Invece è un agriturismo di lusso.

Un investimento che è costato un fortuna? «Non ha prezzo, è la mia passione. Ma il business deve marciare», sorride Ferruccio Ferragamo, mentre alla guida della Land Rover blu con accanto Boss, il bracco da cui non si separa mai, si ferma davanti all’Osteria del Borro, di fronte al vecchio ponte sul Lorenaccio. «Vede quel pendìo, stava franando portando giù le case. Abbiamo dovuto fare massicci lavori di consolidamento», racconta indicando una parete terrazzata dove si vede solo erba. Il cemento, l’opera di edilizia moderna, è stata perfettamente ricoperta dalla natura.

Certo, quando vai in giro a vendere, ai ristoranti e alberghi di lusso, il nome è un biglietto da visita capace di spalancare tutte le porte. Ma nelle liste dei vini nessun legame con il marchio: i clienti ordinano, bevono, senza sapere di chi è il prodotto. E’ Salvatore, il figlio trentenne avuto dal primo matrimonio, a guidare l’azienda agricola, a portare in giro per il mondo le bottiglie firmate da Nicolò D’Afflitto: formatosi a Bordeaux, culla dell’enologia mondiale, ma poi tornato a lavorare in Italia, è l’enologo dei Marchesi de’ Frescobaldi. Ma, compagno di studi e scorribande giovanili di Massimo, il più piccolo dei fratelli maschi, i Ferragamo l’hanno voluto con loro. Il primo vino, l’annata 1999, è uscito nel 2001. Due anni dopo, l’annata 2001 ottiene 91/100 da Wine Spectator, il più autorevole magazine del settore e 92 dall’inglese Decanter, altra bibbia del vino. Dalle 6.000 bottiglie iniziali si è arrivati oggi a 180.000, e altre due etichette si sono aggiunte a Il Borro, blend composto da Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah e Petit Verdot: il Polissena, un Sangiovese in purezza, e il Pian di Nova, blend di Syrah e Sangiovese.

Il giro d’affari del solo vino è arrivato a 2 milioni di euro. Attorno al vino ruota tutta l’azienda agricola - rilevata dal Duca D’Aosta un tempo socio al 50% di Ferruccio, a cui ora fa capo tutto. Settecento ettari, di cui 34 vitati, concepiti secondo i criteri della tradizionale economia di sussistenza: bosco, mais, girasoli, grano, castagni, ulivi, da cui si fa un olio in produzione limitata. Un ambiente ideale per garantire alla fauna di riprodursi, dalle mucche ai cavalli, fino ai fagiani. A riprova che la grande tenuta di caccia privata convive con le più rigide regole dell’ecologia.

Mercati principali di sbocco per il vino sono Italia, Usa e Giappone. Usa e Giappone si rincorrono tra loro per la palma di migliore mercato estero. L’Italia è in fortissima crescita: nel solo primo quadrimestre del 2006 è stato raggiunto il record annuale di vendite. E la crescita è su tutti i vini, anche il Borro. Per quanto riguarda il mercato europeo, anche questo è in forte espansione. I migliori mercati attualmente sono l’Inghilterra e la Russia. Ora è iniziato l’attacco al mercato più difficile, quello francese, dove puntano alto: Alain Ducasse, lo chef più famoso del mondo, e dintorni.

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