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La Repubblica / Affari & Finanza

Grandi etichette a portata di calice, in mescita con il Bancomat del vino ... «A Rimini c’è chi si compra un panino di McDonald’s e poi va a farsi un bicchiere di un buon vino alle Befane, mettendo le monete nella macchinetta. A San Casciano Val di Pesa, invece, c’è chi abbina a un piatto da gourmet nel salotto della cucina italiana, il Tenda Rossa, un calice di Sassicaia preso dal distributore automatico. Con il nostro sistema, oggi, chiunque può degustare uno Château Margaux o uno Chataeau Lafitte o un’Ornellaia senza dover ricorrere al mutuo». Riccardo Gosi, produttore di vino, è diventato oggi un industriale da 2 milioni di euro, con Enomatic, il bancomat del vino messo a punto insieme al socio Lorenzo Vincistà. Una macchina testata e certificata in Nuova Zelanda che consente di mantenere inalterate le caratteristiche delle bottiglie anche una volta aperte. Una rivoluzione tecnologica destinata a cambiare profondamente stili e tendenze alimentari, a far diventare una scelta di nicchia, come la mescita a bicchiere, un boom. Che sicuramente allargherà le vendite a nuove fasce di consumatori.

Il primo passo è stato nel 2001, con l’apertura dell’enoteca in Greve in Chianti, storica zona di produzione del vino, che oggi sta conoscendo una fase di rilancio e rinnovamento anche di immagine del marchio stesso. Cento bottiglie in "mescita" nel macchinario prototipo. Trainato dal successo del locale, messe in produzione le macchine, il resto è venuto quasi in automatico. Oggi i bancomat del vino di Enomatic si trovano in tutto il mondo. Da San Francisco a San Pietroburgo, da Washington a Vancouver.

Il funzionamento è semplice: si inserisce una carta prepagata dotata di un chip e viene scalato l’importo del quantitativo corrispondente, in base all’etichetta. A Rimini, invece della wine card, si possono usare addirittura le monete. «Prendi 60 grammi, un bicchiere a 30 euro? Hai senz’altro avuto la possibilità di gustare un prodotto che ha un valore in bottiglia di 300400 euro. E’ un sistema democratico, che consente a tutti di accedere al vino di medioalto livello». Un nuovo mercato si sta aprendo, come quello creato dalle compagnie aeree low cost. Che in fondo, per prime, hanno capito come fare trading: un tempo viaggiare in aereo era un lusso che pochi potevano permettersi, oggi anche gli studenti in bolletta fanno i weekend a Londra o Parigi. Così sta succedendo con il vino. «Senza contare che il macchinario si presta bene per le degustazioni. Al Vinitaly abbiamo avuto un centinaio di ordini da aziende agricole che le vogliono per le degustazioni guidate, in quanto il sistema permette, oltre che di funzionare in selfservice, anche di essere pilotato da un operatore», racconta Gosi. Alcune enoteche le usano per le verticali, come si chiamano le degustazioni di diverse annate della stessa etichetta.

Marchi di alta gamma a portata di ogni portafoglio, in questo caso grazie alle nuove tecnologie. La mescita a bicchiere, infatti, esiste da tempo: ma solo pochi locali la fanno e, soprattutto, su un numero di bottiglie limitato perché lasciare un vino aperto vuol dire buttare quello che resta nel giro di poco tempo, modificato dal contatto con l’aria. La formula di Enomatic risolve il problema e, soprattutto, non è un solo tappo tecnologico, ma un macchinario che con richiede manipolazioni continue, ma si presta ai grandi numeri. Spingi il pulsante e ricevi il vino nel bicchiere. Con la stessa naturalezza con cui prendi un caffè o uno snack. Ma invece del bicchierino di plastica o uno snack hai un elegante calice e un vino che fino ad oggi si poteva trovare solo nelle enoteche e nei ristoranti di fascia alta. Non a caso all’Union Square Cafè, locale alla moda di New York, c’è una Enomatic.
L’apparecchio più grande è stato avviato a Orlando, in Florida, con 160 posizioni; un altro in Giappone ha 130 bottiglie attaccate. Il costo varia a seconda del paese di vendita e della tipologia prescelta. I ritorni economici? Alcuni viticoltori le comprano per darle poi in comodato a ristoranti ed enoteche in cambio della distribuzione dei propri vini. Dal punto di vista dei produttori, la macchina spalanca le porte ai consumi di massa di vini d’élite ma non solo. Anche a svuotare i magazzini delle rimanenze. E ad alzare i margini, visto che la vendita a bicchiere, frazionata, rende molto di più del costo unitario di una singola bottiglia. L’importante è che non si crei l’effetto "gonfiamento", l’eccessivo ricarico sul singolo bicchiere. Al momento, infatti, non esiste un listino ufficiale sulla cui base fare le valutazioni.

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