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La Repubblica / Affari & Finanza

Angelini, un ferrarese l’artefice del successo di AntarChile ... Il gruppo, fondato da suo zio, vale ora dieci miliardi di dollari... Un’ora sola basta a trasformare un ettaro di bosco in cellulosa. Le macchine ingoiano e digeriscono i grandi tronchi di pino o di eucalipto senza mai fermarsi e ogni due tonnellate di legno sputano una tonnellata della sostanza principe per la produzione della carta. A un’ora di auto da Concepcion, la seconda città del Cile, l’impianto Nuova Aldea del gruppo Arauco impone la sua presenza. È un gigante che impiega, tra dipendenti diretti e indotto, 10mila addetti che producono pannelli di legno per l’edilizia, pali, grandi assi per le industrie di arredamento. Gli scarti alimentano alimentano la centrale elettrica che fornisce energia allo stabilimento e rivende il surplus. Insomma un colosso da 600 milioni di dollari di fatturato che, però, è solo uno dei tanti pilastri di AntarChile, con interessi che vanno dal petrolio alla pesca, dalle miniere al gas, con un fatturato consolidato di quasi 10 miliardi di dollari. A costruire mattone su mattone uno dei più grandi gruppi in America Latina è stato un italiano, Anacleto Angelini, che nel dopoguerra lasciò Ferrara con la valigia di cartone e cercò fortuna in Cile. Il primo affare lo fece rilevando una fabbrica di vernici in bancarotta che rilanciò e trasformò nel trampolino di lancio verso affari sempre più importanti: cantieri navali, industrie metalmeccaniche, giacimenti di oro, rame e carbone. Ora Anacleto, Cleto per tutti quelli che gli erano vicini, non c’è più. È scomparso nel 2007 a 93 anni lasciando il timone del suo gruppo al nipote Roberto, anch’egli ferrarese di nascita e cileno d’adozione , che ora controlla il 60% della holding. Gli Angelini, pur essendo una potenza in Cile, continuano a fare una vita appartata e senza protagonismi rispettando la volontà di don Cleto che non rilasciava interviste e disdegnava le occasioni mondane amando, invece, ricevere gli amici più intimi a casa dove aiutava personalmente la moglie a cucinare e a servire a tavola. Roberto si muove sulla stessa linea: chi lo conosce bene lo descrive come un uomo amante della discrezione e grande lavoratore. Un manager che ha imparato dagli errori del passato per costruire un gruppo moderno. Alla fine degli anni Novanta Arauco fu accusata di provocare danni ambientali con i suoi impianti, oggi invece è molto più attenta. L’impianto Nuova Aldea è circondato da grandi vigneti curati dagli stessi dipendenti. Il superpremiato vino che si produce vuol essere la prova che l’inquinamento è sconfitto.

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