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La Repubblica / Affari & Finanza

… Vino, la rivoluzione “bio” vince in bottiglia … Le etichette realizzate nel rispetto dell’ambiente e senza chimica hanno oramai conquistato anche i critici e le guide enologiche, incontrano il favore dei consumatori tanto che anche la grande distribuzione si sta organizzando. E i produttori aumentano le superfici: da Rossi Cairo a Barone Pizzini e Meloni Roma… “Il 2005 è stata un’annata molto sfavorevole in Piemonte: il tasso zuccherino delle uve non era sufficiente per raggiungere la gradazione richiesta dal disciplinare. I nostri vitigni, a differenza di quelli tradizionali, grazie al lavoro di sostegno alle radici che abbiamo fatto avevano un tasso ottimo. Le viti hanno prodotto la metà delle uve, si sono autoregolate consegnandoci un prodotto eccellente. L’impatto economico sul nostro bilancio non è stato marginale, ma ai nostri clienti è arrivato il prodotto che si aspettavano”, Giorgio Rossi Cairo, fondatore di Value Partners, nel 2003 ha acquistato e rilanciato La Raia, di Novi Ligure, gestita dalla figlia Caterina e dal suo compagno Tom Dean. Personaggio molto autorevole del mondo industriale e finanziario, ha 110 ettari fra campi, vigneti e boschi di cui 32 a Gavi e Barbera biodinamici, con una cantina realizzata secondo i principi del risparmio energetico e a basso impatto ambientale. Nel giro di pochi anni ha conquistato i critici, prima quelli internazionali, come Nicola Joly, oggi quelli italiani. La settimana scorsa la sua cantina ha preso la “chiocciola”, il riconoscimento più alto, da Slow Wine 2011, la guida di Slow Food, presentata mercoledì scorso al Salone del Gusto di Torino in una veste completamente rinnovata: tutte le cantine sono state visitate e si è dato un particolare valore al rispetto ambientale del produttore in vigna, in linea con la storia di questa organizzazione, da sempre attenta ai presidi territoriali e alla biodiversità. Non è l’unico riconoscimento ottenuto da La Raia. Il Gavi Docg Pisé 2008 prodotto nella tenuta, vino biologico e biodinamico certificato Demeter, è stato insignito dell’”Eccellenza” da I Vini d’Italia 2011, la guida dell’Espresso che l’ha premiato miglior Gavi Docg dell’anno. “Oggi i vini biodinamici non solo sono vini virtuosi, naturali, ma sono eccellenti dal punto di vista del piacere del bere. Direi che siamo di fronte a una vera svolta, determinante per dare una spinta significativa a questo mercato”, racconta Rossi Cairo. Oggi esporta in Europa oltre il 40% della sua produzione e sta incontrando un crescente interesse peri suoi vini “di boutique” oltre che in Germania, Svizzera e Inghilterra anche negli Usa, dove ha conquistato i ristoranti top. In Usa, secondo “What’s hot”, condotta tra oltre 1800 chef della federazione Culinaria Americana, i prodotti biologici sono stati definiti la tendenza di maggior successo del 2010 nella ristorazione. Ma il trend più rilevante è che addetti ai lavori e consumatori hanno capito che bio è più sano e sostenibile, e uno standard di prodotto in termini di qualità e di sapore. “I giovani sono sempre più attratti da etichette biologiche, resta invece ancora qualche resistenza sul fronte della ristorazione”, racconta Cesare Morganti, titolare di Antica Bottiglieria, piccola ma frequentata enoteca nella zona universitaria di Roma, un osservatorio privilegiato per studiare le nuove tendenze. Ma il vino “verde” sfida anche la crisi. Secondo le rilevazioni di Nomisma negli ultimi tre anni sono cresciute le bottiglie bio vendute nella Gdo, soprattutto quelle Doc o Docg, insomma la qualità nella qualità. Oggi hanno un giro d’affari di 1.375 milioni di euro, solo 197 mila euro è invece il fatturato dei vini verdi generici. Il vino bio è di qualità, l’hanno capito anche i critici che cominciano a guardare con interesse alle etichette naturali. E questo in particolare è l’anno della scalata ai riconoscimenti. “Residuo Zero: no diserbanti, concimi e pesticidi di sintesi”: da quest’anno riporteranno questa dicitura le etichette di Barone Pizzini, storico marchio di Franciacorta, che oggi in portafoglio ha anche Verdicchio prodotto nella tenuta Pievalta dei Castelli di Iesi, Marche, che con il vino base, certificato Demeter, ha appena preso i Tre bicchieri del Gambero Rosso. Lo scorso anno, proprio dalle pagine di Repubblica Carlo Pettini, fondatore e presidente di Slow Food, ha definito le bollicine di questa cantina le migliori del mondo insieme allo champagne Selosse. “Nei primi 9 mesi del 2010 siamo in crescita del 10%, in particolare il nord Europa premia la qualità bio, anche se l’interesse è crescente anche in nord America e Giappone”, racconta Silvano Brescianini, direttore generale di Barone Pizzini. Cinque grappoli di Duemilavini, la guida dell’Ais, associazione italiana sommelier, a Castello di Vicarello, il vino che Carlo Baccheschi produce nel cuore della Maremma, in una tenuta finita sul New York Times, classificata tra i 60 hotel più belli del mondo. Una riprova che agricoltura e viticoltura possono avere un impatto economico in termini di richiamo turistico. In Italia attualmente sono coltivati circa 50.900 ettari di vigneto biologico, il 5% della viticoltura tradizionale, ma la superficie in crescita. Sono per lo più nel centro sud, ma importanti produttori si trovano anche nel Veneto orientale. Ci sono grandi brand, come Meloni Vini, pioniere del bio a Selargius, Cagliari, con 250 ettari di terreno e oltre 4 milioni di bottiglie vendute in tutto il mondo. Marchi blasonati, come Emanuela Stucchi Prinetti, di Badia a Coltibuono, nel cuore del Gallo Nero. E piccoli ma storici, come Emidio Pepe, di Torano Nuovo, Teramo: un’icona per chi ama i prodotti di nicchia, altra chiocciola Slow Wine, vino d’Eccellenza per l’Espresso. Dal Moscato Passito di Pantelleria 2006 Perrandes alle vette dell’Alto Adige Valle Isarco Veltliner 2009 Nessing Manfred-Hoandlhol: lunga la lista dei riconoscimenti che la guida Espresso ha dato ai “vini naturali, come li chiama Giovanni Bietti, uno dei degustatori della Guida, nonché autore del vini naturali d’Italia. Pianista e compositore, nonché consulente artistico dell’Accademia di Santa Cecilia, ha sviluppato una sensibilità diversa verso il vino, un approccio che l’ha portato a scoprire la poesia di cantine che combattono il “vino lego”, fatto con la chimica. Uscirà a fine mese il secondo volume, dedicato alle cantine del Nord-Ovest. Terra di grandi Baroli e Barbareschi: ma anche della croatina, vitigno Cerentola che Walter Massa ha portato al top, conquistando la chiocciola slow food. E il riconoscimento viticoltore dell’anno dal Gambero Rosso: “Dedico questo riconoscimento a tutti i viticoltori che da anni conferiscono o vendono le uve e sono regolarmente sottopagati”. ha detto alla cerimonia.

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