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La Repubblica / Affari & Finanza

Marzotto, vino, vetro ed energia per sette eredi ... Ai fratelli Luca, Nicolò, Gaetano e Stefano, più altre tre nipoti del conte Pietro fa capo il gruppo Zignago. Il tessile è uscito dai loro orizzonti: hanno la storica vetreria veneta e una in Francia, dove l’energia costa la metà che da noi. Perciò guardano alle rinnovabili attorno a cui creare un nuovo business integrato... In mezzo alle campagne ai margini del Veneto orientale, svettano i camini di Industrie Zignago. All’ingresso dello stabilimento, a dare il benvenuto c’è ancora il fondatore Gaetano Marzotto. Sotto al suo busto di bronzo, la scritta “Sua texit labor fata”. Diceva agli inizi degli anni ‘50 dello scorso secolo, il fondatore di questi impianti e artefice di una grandiosa fase di crescita del gruppo nato a Valdagno nel 1836, che il lavoro tesse i destini. Motto che funziona ancora oggi, con i suoi pro-pronipoti: nel 2005 all’esplosione di una famiglia che contava tra i vari rami una settantina di eredi, l’impero è andato in pezzi ma i fratelli Luca, Stefano, Nicolò, Gaetano hanno deciso di prendere in mano Zignago e di non fare solo i rentier. E la salvezza di Zignago potrebbe passare proprio dalla sua posizione eccentrica, dal suo stare in mezzo alla campagna. Gaetano aveva voluto la fabbrica di contenitori di vetro al servizio del confezionamento di una trentina di prodotti della filiera agro-alimentare, dal vino al latte. Oggi le campagne sono la miniera da cui trarre il combustibile per alimentare la nuova centrale a biomasse, prossima all’inaugurazione e indispensabile per abbattere i costi dell’energia e consentire alla fabbrica di vivere e restare in Italia. A distanza di cinque anni dal passaggio del testimone, ossia dall’uscita di scena di Pietro, Paolo, Giannino, Umberto Marzotto, i numeri aiutano a comporre il quadro di quel che è accaduto a Villanova, frazione di Fossalta di Portogruaro dove 533 persone lavorano dai Marzotto e spesso abitano nelle case costruite da Gaetano, vanno a messa nella chiesa da lui fatta erigere, ne frequentano la biblioteca e le scuole, ne percorrono il viale principale dedicato a Ita Marzotto. Nel 2006, il gruppo occupava 1.499 persone e oggi sono 1.734, nello stesso arco temporale i Marzotto hanno realizzato investimenti per 235 milioni dì euro (di cui 105 a Fossalta), hanno pagato 92,5 milioni di tasse (tra Ires e Irap) e 308,1 milioni tra stipendi e contributi. Numeri scelti dall’ amministratore delegato, Luca Marzotto, perché gli consentono di commentare come “sia stata scelta la via della responsabilità nei riguardi del territorio, con una precisa volontà di rimanere in Italia. Anche se tante volte ci chiediamo se, dal punto di vista strettamente economico e tenendo conto del clima espresso dal Paese e da chi lo guida, è la scelta giusta”. Domanda legittima, ma alla quale risponde Pietro Marzotto, zio di Luca e artefice di una fase di sviluppo non meno significativa di quella firmata da Gaetano. Il conte Pietro in sostanza, quando incontra i nipoti quarantenni, ossia i successori che hanno metà dei suoi anni, non manca mai di rimbrottarli e insieme di confortarli: pure ai suoi tempi le difficoltà erano grandi e la politica metteva i bastoni tra le ruote, ma il mestiere del grande imprenditore implica la responsabilità di guardare lontano anche in solitudine e di costruire futuro per il territorio in cui è insediato. E tanto più se porta un cognome importante e impegnativo. Noblesse oblige. La holding Zignago fa capo a Luca (24,6%), Nicolò (23,7), Stefano (23,5), Gaetano (19,5) e alle di loro cugine Cristiana (3,1), Maria Rosaria (3,1) e Margherita (2,4). La holding controlla i due terzi del capitale di Zignago Vetro, e la totalità di Cantine Santa Margherita, Zeta Finance, Zignago Power e Zignago Immobiliare. Per valutare l’itinerario percorso, assumiamo le indicazioni contenute nel bilancio consolidato del 2006, 2008 (ante crisi), 2010. I ricavi consistevano rispettivamente in 280,3 alla prima tappa, poi 341,9 e infine 348 milioni, e nello stesso arco temporale il margine operativo lordo valeva 71,7, poi 91,4 e quindi 93,9 milioni, con un utile netto passato da 7,7 a 18,3 e infine a 18,9 milioni. A valle degli investimenti realizzati, come detto 235,6 milioni, la posizione finanziaria netta al 31 dicembre scorso era negativa per 382,5 milioni, in linea con l’anno precedente e con un rapporto di 4,1 volte il margine operativo lordo. “Tentiamo di fare impresa in modo sostenibile, ossia creando valore nel tempo e per il territorio” commenta Luca Marzotto, mentre è dinanzi ai due cantieri in corso aVillanova. Uno è relativamente semplice e consiste nel radicale rifacimento degli impianti delle cantine di Santa Margherita, vecchi di oltre mezzo secolo. Il secondo cantiere, dove sono in corso investimenti per una cinquantina di milioni, riguarda la costruzione di una centrale a biomasse da 13,5 megawatt di potenza. Da qui, associata ai 2,5 megawatt del mare di pannelli fotovoltalci installati sui tetti dello stabilimento, uscirà il 70% dell’energia totale di cui il gruppo abbisogna per alimentare - in particolare - i forni di produzione dei vetri. Zignago possiede tra l’altro Verreries Brosse, 100 chilometri a nord di Parigi, e quindi può misurare come l’energia in
Francia costi la metà che in Italia. “Quando ce ne siamo resi conto - sottolinea l’amministratore delegato del gruppo veneziano - abbiamo capito che per questa voce di bilancio passava il nostro futuro e la permanenza in Italia. E ci abbiamo creduto, nonostante un paese pazzo che in quattro anni ha cambiato le norme di legge in materia energetica cinque volte. Avremmo potuto investire in Brasile, abbiamo voluto credere nell’Italia. Forse che abbiamo sbagliato?”. La domanda retorica finale è dedicata ai mille intoppi burocratici incontrati nella selva delle autorizzazioni e dei cavilli burocratici per realizzare la centrale a biomasse, che dovrebbe essere inaugurata a settembre. Ma Luca Marzotto allude anche alle resistenze degli ecologisti, nonostante la stessa identica tecnologia - concepita e realizzata dalla danese Aet - sia stata replicata “n” volte in Austria, Scandinavia, Gran Bretagna, Germania e via elencando. Attorno a Villanova si stendono anche parte dei vigneti di Santa Margherita, gli altri sono in Chianti e Franciacorta. Business che tira il vino, posto che lo scorso anno i ricavi sono cresciuti del 12% e che quest’anno il budget vale oltre 90 milioni. Il Milan sul prato di San Siro quest’anno ha brindato allo scudetto con il franciacorta di Ca’ del Bosco. “E siamo sempre pronti alle acquisizioni, perché un consolidamento in questo settore è fisiologico, così come nel vetro” dice Luca Marzotto. Opportunità e sorprese non vanno escluse nemmeno nel solco della moda, là dove inizia il filo della storia del casato industriale di Valdagno. Zeta Finance possiede infatti il 13% di Red & Black, che controlla Valentino Fashion Group e Hugo Boss (che è tornata a quotarsi in Germania). Paolo Marzotto, zio dei ragazzi di Zignago, possiede a sua volta il 9% delle due case di moda. “Abbiamo deciso di ricapitalizzare e di accompagnare il fondo Permira, ma non stiamo pianificando di riprenderci Valentino o Hugo Boss, partecipazioni che nemmeno consolidiamo. Faccio osservare che alla quotazione Boss era a 10 euro e oggi sta a 65, come Zignago stava a 4,5 e oggi sta a 5,5 euro nonostante tutti i cataclismi mondiali. Siamo qui per generare valore” conclude Luca Marzotto, che ha appena spento le 40 candeline e che dal ‘95 lavora nel gruppo di famiglia.

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