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La Repubblica / Affari&finanza

Cibo e desing la nuova frontiera del lusso … Bello è buono, è il nuovo messaggio che si sta affermando sul mercato. E lo stile e la forma sono il valore aggiunto che fa distinguere i prodotti sul mercato. Spagnoli e francesi curano il packaging anche dell’aglio e delle cipolle… Li hanno chiamati “Food à porter”, contenitori per cibo realizzati da designer famosi e destinati alla business community, executive e imprenditori che amano il bello, il sano e il buono ma devono conciliare il gusto della buona tavola con una vita frenetica fatta di viaggi, spostamenti e impegni continui. Creazioni presentate niente di meno che alla Triennale di Milano, nel corso del Salone del mobile che da fiera dell’arredamento si è trasformato in una vetrina del life-style. Collegata all’evento, per esempio, c’è stata anche la presentazione da parte di Ferran Adrià, tra i più celebrati chef del mondo, della nuova collezione da tavola per il suo ristorante El Bulli di Barcellona.
Sempre alla Triennale si accinge a sbarcare Gualtiero Marchesi, caposcuola della gastronomia italiana, con i suoi piatti artistici, come Dripping, ispirato alla tecnica del pittore Jackson Pollock. Nuove architetture per il cibo, piatti come quadri: il rapporto tra food e design è la nuova frontiera del lusso. Fino a far diventare creazioni d’autore prodotti nati per soddisfare un bisogno - nutrirsi - che da primario è diventato uno dei più voluttuari. Sempre tra gli eventi collegati al Salone del mobile, la Berlucchi, noto marchio di bollicine della Franciacorta ha abbinato il desing fino a far dialogare i tavoli di Achille Castiglioni con le bottiglie di Cellarius Rosè, i finger food di Heinz Beck, altro chef di fama, con le illustrazioni di Jean Blanchaert e le creazioni di Zanotta con le ricette. Un matrimonio surrealista, emblema di una tendenza che vede nel design una leva della comunicazione, in un settore sempre più orientato verso il marketing emozionale.
Bello è buono, è il messaggio che circola con insistenza sul mercato. E che sta prendendo piede ovunque, dal packaging al modo in cui i cibi vengono presentati a tavola, dagli arredamenti agli accessori per la tavola, dai ristoranti alle confezioni di cibo pronto ai kit con le salse da portare in tavola. Un’attenzione quasi maniacale, che spesso rischia di sfociare in puro esercizio estetizzante. Ma che soddisfa le nuove mode alimentari, gli stili di vita, nella fascia alta dei consumi. Ma che sta prendendo piede anche nei consumi di massa.
Prendiamo il pasto al ristorante: secondo uno studio sulle prospettive della domanda redatto dalla Società Reset per la Fondazione italiana del Buon ricordo, ha sempre più alla base della propria motivazione la ricerca di un’esperienza cognitiva ed emozionale. Questo perché ormai si mangia sempre più spesso fuori, e questo ha determinato un abbassamento della qualità media e una maggiore standardizzazione dei consumi. Per reazione, dunque, si va alla ricerca di esperienze se non proprio indimenticabili, comunque diverse, capaci di colpire i sensi.
Ma attenzione: l’estetica non sostituisce la qualità. Anzi. I consumatori attenti alle forme sono anche quelli con i palati più esigenti. E non è un caso che il design, la firma, il marchio, si stia diffondendo anche nella ristorazione veloce. Un segnale sono i fast food griffati, come , quello inaugurato da Ferran Adrià. I cibi in scatola di Moreno Cedroni abbinati ai vini Umani Ronchi. I piatti pronti da consumare al bistro o anche a casa, ma contrassegnati da materia prima di qualità e con contenitori o distintivi o facilmente smaltibili, con una componente dunque anche ambientalista.
Impazzano le borsette porta bottiglie di vino. I Marchesi Antinori, che proprio quest’anno hanno festeggiano i 500 anni della casata, per il vino rosso da bere freddo, lanciato qualche anno fa, il Fichimori, che va a ruba nelle enoteche, hanno ideato un’apposita borsetta termica.
“È la ricerca della diversificazione, il valore aggiunto dell’industria alimentare, che deve fare un salto avanti rispetto al prodotto considerato come pura commodity”, commenta Denis Pantini, coordinatore di Area Agricoltura e industria alimentare di Nomisma, centro studi con base a Bologna. Lo scorso anno i consumi alimentari hanno fatto registrare una ripresa dopo 4 anni di stasi. Ma già nel primo trimestre di quest’anno si è fatta sentire una nuova flessione delle vendite al dettaglio. “E risentono maggiormente la frenata proprio quei prodotti che sono venduti in modo semplice, immediato: il settore ortofrutticolo, per esempio, è quello dove i consumi stentano a ripartire. Gli altri paesi si sono attrezzati da tempo anche in questo settore. Noi ancora siamo indietro. Un esempio: nel Polesine, dopo forti iniziativi per la tutela dell’aglio bianco, la messa a punto del disciplinare, si è deciso che la quantità minima prevista per la vendita al consumo fosse la treccia di 5 chili. Gli spagnoli per l’aglio certificato vendono la singola testa, racchiusa in una retina molto curata.
Negli ipermercati francesi lo stesso: sempre restando a questa tipologia emblematica di prodotto, troviamo le confezioni di quattro cipolle presentate in sacchetti curati, confezioni di packaging studiato a tavolino”.
Una nuova rivoluzione è in corso nel mondo dei consumi. E l’industria alimentare deve tenerne conto se non vuole perdere terreno. La capacità di spesa degli italiani è ferma da tempo. Quindi la gente quando spende, vuole spendere meglio. E lo stile, la forma, viene percepita come esaltatrice del contenuto. E chi ha fiutato per tempo il business si trova in posizione di vantaggio. Tra i pionieri di questa strategia è stato Georg Riedel, nona generazione dei produttori di cristalli austriaci. Georg Riedel già negli anni 70 aveva capito l’importanza della forma dei bicchieri per esaltare bouquet e sentori delle diverse tipologie di vini. Per far conoscere i suoi prodotti girava i ristoranti più famosi del mondo. Si sedeva a tavola, ordinava e poi tirava fuori i suoi calici da una valigetta, e chiedeva il permesso di usarli. Di anno in anno, di ristorante in ristorante, ha creato un impero che oggi vende in tutto il mondo. Nei suoi calici, oggi, si beve non più solo un Romanée Conti ma anche il Verdicchio di Matelica. Magari anche solo per accompagnare un pezzo di pane con il ciauscolo.

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