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La Repubblica / Affari&finanza

Ruffino, la finanza in cantina fa crescere il marchio di famiglia ... Caso pilota di “family buy out”, dopo l’ingresso di un fondo di private equity, fattura oggi il 70% all’estero e punta a crescere sui mercati emergenti, come Cina e Corea... “Puntiamo a crescere in Cina e Russia, dove siamo arrivati con grande tempestività e ora anche in Corea, un mercato molto promettente. Il 70% del fatturato, oggi arrivato a 62 milioni di euro, è realizzato all’estero, con Usa e Giappone che restano due mercati chiave, ma ci piace avere visibilità ovunque, raggiungere i nostri clienti fin nei Caraibi. Un grande impegno per quantitativi minimi, ma la visibilità internazionale è strategica per un marchio di altagamma”. Adolfo Folonari è l’amministratore delegato del gruppo Ruffino, l’azienda vitivinicola toscana con 130 anni di storia alle spalle e ancora solidamente controllata dalla famiglia.
Grazie un’illuminata strategia finanziaria l’azienda, prima a inaugurare l’accesso di un fondo di private equity in vigna, può continuare a crescere sui mercati mondiali. Senza per questo perdere l’identità e qualità di stampo artigianale, che i consumatori dai palati più esigenti richiedono alle etichette di fascia alta. Anzi. Aver aperto le porte a soci esterni, senza perdere il timone di comando, le ha consentito di acquisire diverse tenute, riuscendo così a mettere insieme un portafoglio di brand diversificati, e diverse linee di prodotti. Sette le tenute in Toscana, per un totale di oltre 1.500 ettari, di cui 600 sono coltivati a vite tra Chianti Classico, Montalcino, Montepulciano. A queste si è poi aggiunta la Tenuta Borgo Conventi, nella zona vocata del Collio, in Friuli. Piuttosto, ora lo sguardo è puntato oltreoceano.
“Un poco ci preoccupa la crisi americana, che ancora non si sente, ma se dovesse perdurare alla lunga potrebbe far sentire il suo peso. Per questo dobbiamo prepararci in tempo”, spiega. Secondo i dati di Iwf, Italian Wine and Food Institute, l’istituto guidato da Lucio Caputo che da New York tiene sotto monitoraggio il settore, questo è stato l’anno record per le vendite italiane di vino in Usa. Una tendenza in salita che prosegue da anni. E anche se l’inversione di rotta è sempre in agguato, il gruppo Ruffino può contare su un alleato solido, Constellation Brands, big americano del wine&spirit, gigante mondiale che vale 5 miliardi di dollari. Nel 2004 ha rilevato il 40% delle quote della Ruffino da Invest Industrial, il gruppo di private equity di Andrea Bonomi che nel 2002 ne aveva preso il 49,9%, affiancando la famiglia in una delicata fase di crescita e riorganizzazione.
Un’operazione pilota di uso della leva del private equity in questo settore, dove le operazioni si contano sulle dita di una mano, che è divenuta un caso di studio per le business school. “Tecnicamente si tratta di una classica operazione di family buy out, praticamente l’acquisto di quote da un ramo della famiglia attraverso l’ingresso di un socio finanziario esterno. Strategica per il settore agricolo. Un’operazione molto complicata ma anche molto interessante che consente di gestire il passaggio generazionale, soprattutto quando i discendenti diventano numerosi e non si riesce più a trovare un consenso univoco sulle strategie di crescita”, racconta Maurizio Masetti, fondatore di Alcedo Sgr, che si è ispirato proprio a questo caso per condurre in porto un’operazione simile con Masi, marchio di punta dell’enologia veneta.
Invest Industrial detiene oggi detiene il 9% della Ruffino, la società che gestisce tutto quanto rientra nella fase produttiva, dalla cantina alla bottiglia, il resto è al 100% della famiglia. Una via per consentire l’ingresso di soci esterni che apportano supporto finanziario, know how e alleanze internazionali, senza entrare nel business agricolo. I valori dei terreni e del patrimonio in queste aree è troppo alto a fronte dell’ipotetico ritorno. Lo scorporo, oltretutto, preserva anche i vantaggi fiscali che la parte agricola detiene rispetto a quella puramente industriale. La separazione ha dato vita a due realtà: Tenimenti Ruffino, che ha come presidente Paolo Folonari, la cassaforte del patrimonio di famiglia. E la Ruffino, guidata da Marco Folonari, padre di Luigi e Adolfo, che ha il 50,1% della società e gestisce la produzione vitivinicola, dalla trasformazione delle uve, all’imbottigliamento fino al marketing e alla distribuzione. Realtà che garantiscono margini operativi lordi elevati, pari a quelli del lusso di altri settori. I soci di minoranza consentono di continuare gli investimenti in tecnologia, per il miglioramento delle cantine e il reimpianto dei vigneti. E, con una rete di distribuzione presente in 120 paesi, permettono di arrivare in ogni parte del mondo.

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