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La Repubblica / Affari&finanza

Boom del vino biologico, dai rossi alle bollicine ... Wine Spectator premia la nuova tendenza che va dagli Usa all’Italia. Siamo primi in Europa per vigneti sostenibili, ma la Francia ci fa guerra... “Siamo una start-up, al terzo anno di produzione, eppure su questo mercato molto specifico del vino biodinamico abbiamo registrato un anno molto positivo, vendevamo solo in Polonia, ora siamo presenti in Canada, Giappone, Francia, Danimarca e Regno Unito. Ancora presto per dare numeri, soprattutto perché la nostra è una produzione limitata, 50.000 bottiglie, siamo lillipuziani”.
Nicola Rossi, già consigliere economico di Massimo D’Alema a Palazzo Chigi, ex parlamentare Ds, ora in corsa con il Pd, economista ben visto sia dai politici di sinistra che di destra, con il fratello Fabrizio, agronomo, fa anche il viticoltore. Nella tenuta Cefalicchio, in Puglia, sua terra natale, applica i principi della viticoltura biodinamica, una scelta estrema, ancora più radicale della viticoltura biologica. Non si estirpano le erbe, non si tolgono boschi e piante attorno alle vite, perché il vigneto è un organismo complesso che si esalta vive grazie al suo il legame equilibrio con l’universo.
“Il rapporto con il territorio in questo caso è tutto. E la scelta di invitare clienti e distributori a provare i nostri prodotti nella foresteria, invece che in giro per il mondo, si é rivelata vincente. Ritrovi nel bicchiere quello che vedi, senti, e che non dimenticherai mai”, commenta Nicola Rossi. Il legame territorio-bottiglia fa aumentare la competitività delle nostre etichette. E proprio la Puglia, ribattezzata dal Wall Street Journal la nuova Toscana d’Italia, beneficia del boom di turisti che, anche grazie ai voli low cost, hanno scoperto la bellezza di questa terra e dei suoi prodotti, dall’olio al vino. Cresce l’interesse dei consumatori verso vini a “più alto valore intrinseco” in termini di storia, tradizioni e territorio, rileva Wine Marketing 2008, il nuovo report di Nomisma che verrà presentato proprio nel corso del Vinitaly. Proprio quelle ricchezze che al nostro paese non mancano, e che sono diventate la principale leva competitiva dei nostri marchi, che sono riusciti a riguadagnare terreno sui concorrenti a livello mondiale. Tanto che ora ci stanno copiando. Per primi gli australiani, che hanno visto scendere le loro vendite nel mondo, e dopo aver clonato i nostri vitigni “autoctoni”, stanno ora lanciando la seconda grande campagna di marketing mondiale: il vino regionale, legato ad aree specifiche che invitano a visitare. Con il vino biologico e biodinamico, la leva del valore aggiunto in termini di territorio e ricchezza naturale diventa ancora più potente.
Un fattore chiave in questa fase di piena corsa al salutismo e al benessere, che vede proprio i vini “ecologici” in pieno boom. Wine Spectator, bibbia mondiale dell’enologia, ha dedicato al settore un approfondito servizio di copertina, focalizzato sugli Usa, patria delle nuove tendenze, che vanta già 140 aziende certificate bio, e secondo il California Sustainable Winegrowing Report Alliance, altri 1.165 aziende vitivinicole stanno valutando la sostenibilità dei propri metodi di viticoltura. Un business che vale il 53% della produzione annuale. In tutto il mondo si mangia e si beve sempre più bio. Secondo i dati Biofach, nel 2007 la spesa mondiale per alimenti “verdi” ha superato i 40 miliardi di dollari e si prevede che raggiungerà i 60 miliardi nel 2010.
E in prima fila nella produzione di alimenti “verdi”c’è proprio l’Italia. Già nel 2006 l’istituto economico italiano Nomisma aveva evidenziato un netto aumento nel numero di agricoltori, produttori e rivenditori bio, passati da 40.965 a 44.733 con un fatturato di 2,6 miliardi di euro. Siamo tra i primi per terreni bio. In particolare nel vino, dicono i dati Biofach, Dall’Alto Adige, con Lageder e Loacker, all’Abruzzo, con Emidio Pepe, dalla Sardegna, con Antonio Meloni, alla Liguria, con Vairo, Bado Crosi e altri, aumentano le cantine verdi e siamo finiti ai vertici con oltre 30.000 ettari di terreni a viticoltura biologica, contro i 15.000 della Spagna e i 2.000 della Germania. La Francia, con 15.000 ettari vitati a verde, ha comunque una grande tradizione in questo settore, e i grandi Chateaux, da Romanée Conti a Petrus seguono da sempre i principi biologici e i vignaioli francesi si accingono a farci battaglia: prevedono di portare a 1,6 milioni di ettari entro il 2012 le vigne bio, triplicando così le coltivazioni attuali e togliendo il primato al nostro paese.
La competizione avanza. E sul biologico ha scommesso anche Giorgio Rossi Cairo, fondatore e capo di Value Partners Group, al quale non manca certo il fiuto per gli affari promettenti: la Raia, la tenuta nella zona del Gavi, gestita dalla figlia Caterina, è tutta basata sulla biodinamica, con una cantina realizzata secondo i principi del risparmio energetico e del basso impatto ambientale.
Il biologico funziona anche nelle bollicine. Una nuova schiera di petit vigneron, piccoli produttori dello Champagne s’è presentata qualche anno al Vinitaly con champagne biologici e biodinamici che stanno conquistando il mondo. Ma anche su questo fronte gli italiani non sono da meno. Barone Pizzini, marchio storico della Franciacorta, produce metodo classico Docg rigorosamente ecologico. Un principio produttivo che ha esteso alle altre tre tenute, in Toscana, nelle Marche e in Puglia, dove produce vini fermi. Il risultato: un aumento del 30% del fatturato, realizzato per il 10%
all’estero, una quota destinata a crescere visto che le esportazioni, da sole, sono in salita del 20%. Ora ha investito 5 milioni di euro nella cantina in Franciacorta, 6.000 metri quadri, su tre livelli,
costruiti secondo criteri di architettura ecocompatibile.
Le terre delle bollicine, Champagne in testa, sono state le prime mete dei gruppi di acquisto, nati all’inizio come comitive spontanee di persone che si mettono in viaggio per scoprire un territorio e approfittarne per riportare a casa tante bottiglie a prezzi scontati.

I principali competitor (quota % su export mondiale)
Paese - 1996 - 2006
Francia - 41,5 - 34,9
Italia - 18,6 - 17,8
Australia - 3,7 - 9,3
Spagna - 9,6 - 9,2

Le nuove cantine ecocompatibili…
Umani Ronchi, uno dei più grandi produttori delle Marche, passa ora al fotovoltaico per alimentare la cantina di Osimo, già a basso impatto ambientate. Lungarotti, in Umbria, produce energia da biomasse dal recupero degli scarti della viticoltura. Dopo i primi pionieri delle cantine ecocompatibili, come Agriverde in Abruzzo, si diffonde ora anche ai real estate l’idea del rispetto ambientale, con l’uso di materiali sostenibili, tipici della bioedilizia. Cantine d’autore, firmate però da architetti bio.

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