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La Repubblica / Affari&finanza

Enogastronomia e cultura a nozze per andare a caccia di nuovi turisti ... Il turismo piemontese cresce grazie all’enogastronomia. A confermarlo sono i dati degli ultimi anni elaborati dall’assessorato regionale al Turismo. Nel solo Piemonte il settore ha raggiunto un fatturato di 65 milioni. In totale gli arrivi legati alla buona tavola e al buon vino sono stati oltre 85.000. Ma il dato più rilevante è quello della spesa media: ogni turista enogastronomico spende in media 750 euro e resta sul territorio almeno 5 giorni. Numeri che trovano una conferma anche negli studi del Consorzio Turismo in Langa. Le presenze totale nel distretto del tartufo e del Barolo sono state nel 2007 oltre 443mila. Ma non solo. Negli ultimi anni si è cercato di abbassare l’età media dei visitatori, puntando sulle giovani famiglie che trovano ad esempio nelle Langhe o sui laghi piemontesi una valida alternativa ad altri destinazioni leisure.
“Quella dell’enogastronomia - spiega il presidente del Consorzio Daniele Manzone - è la carta vincente del turismo di qualità. Il turista goloso non solo spende mediamente di più, ma diventa lui stesso un ottimo veicolo di propaganda. Chi viene in Langa per un soggiorno anche breve ne parla agli amici, ai parenti. Se si è trovato bene, se è rimasto soddisfatto manderà altre persone, innestando un circuito virtuoso”. “Per questo - continua Manzone - va migliorata ulteriormente l’accoglienza, vanno fissati standard di qualità rigorosi. Questo tipo di turismo è cresciuto dove si è fatto sistema”. Un’esigenza, quella di fare sistema, che trova d’accordo anche Luciano Bertello, presidente dell’Enoteca del Roero e anima “promozionale” del piccolo territorio che ha come capoluogo Canale. “I nostri tassi di crescita sono stati negli ultimi anni altissimi perché partivamo dal nulla. Nessuno ci conosceva, non esisteva un brand Roero. Con coraggio abbiamo puntato sui prodotti della nostra terra, sui nostri vini come il Roero e l’Arneis, che se anche meno nobili dei Barolo e dei Barbareschi, hanno prima conquistato la Docg e poi sono stati apprezzati in tutto il mondo. Il resto l’ha fatto l’azione degli amministratori locali e delle varie associazioni di categoria che ci hanno appoggiato”.
Una delle fissazioni di Bertello, figura atipica di manager intellettuale, è però quella di saper offrire non solo antipasti, “tajarin” e brasati. “I turisti che vengono in questa parte del Piemonte cercano anche stimoli culturali. Attorno ad un piatto tipico va presentato un ambiente consono, un paesaggio non devastato, la ricerca di un’atmosfera. La nostra enoteca si è mossa da tempo sul piano culturale, promuovendo incontri e premi. Ogni anno diamo ad esempio un riconoscimento a chi difende il territorio in qualsiasi parte della Terra, perché soltanto preservando gli ecosistemi si può ipotizzare il nostro futuro”. Anche Manzone si sta muovendo nella stessa direzione. Uno dei progetti seguiti dal Consorzio è stato quello di mettere in rete tutti i castelli della macroarea Langhe, Roero e Monferrato. “L’obiettivo del progetto castelli è quello di creare una struttura forte che si muova non soltanto sul piano promozionale con la realizzazione di pacchettisoggiorno ma anche sul piano finanziario. I castelli hanno bisogno di interventi di recupero, di manutenzione. E’ inutile che ogni piccolo comune si muova per sollecitare contributi o finanziamenti”.
Nella stessa prospettiva si muove l’assessore regionale al Turismo Giuliana Manica che sottolinea l’importanza dell’enogastronomia nell’industria turistica. “Nella maggior parte dei casi l’enogastronomia è un valore aggiunto di un’offerta più ampia che rientra sotto la definizione di “culturaterritorio” e che secondo i dati Ciset, il Centro Internazionale di Studi di Economia Turistica, rappresenta la motivazione al viaggio per il 54% dei turisti”. Sempre la Manica ricorda che dal 2004 al 2006 in Piemonte il turismo enogastronomico è cresciuto del 20,9%. “Oltre che dalle altre regioni italiane - continua la Manica - i turisti arrivano da tutto il mondo e in prevalenza da Germania, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti. Ci sono poi segnali molti incoraggianti da regioni come la Scandinavia o l’Estremo Oriente. E tutti i nostri sforzi sono finalizzati a conquistare altre nazioni. Attorno al distretto dei laghi Maggiore e d’Orta sta ad esempio crescendo l’esperienza del dreamteam, 30 chef pluristellati che propongono una cucina d’eccellenza”.

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