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La Repubblica / Affari&finanza

Superalcolici meglio del lusso. Meglio la vodka Absolut del Burberry, meglio il cognac Hennessy di un gioiello di Bulgari, e meglio ancora un whisky Johnnie Walker o Macallan di una sneaker Puma o di un orologio Swatch. Giudizi finanziari, non di gola. Ma che ben riflettono i trend in atto. Gli analisti di Hsbc, per esempio, ribadiscono che gli spirits possono reagire meglio alla crisi delle griffe del lusso. In un report appena pubblicato pongono i tre big del mercato, Diageo, Remy Cointreau e Pernod Ricard prima di griffe come Louis Vuitton, Dior, Swatch e prima anche dei brand dell’abbigliamento sportivo. Hsbc ha addirittura abbassato il rating di Lvmh, gigante del lusso, che pure ha chiuso un 2008 in crescita. E del portafoglio del gruppo di Bernard Arnault giudica più promettenti i co gnac Hennessy piuttosto che
i profumi Christiari Dior.

“Gli spirits continuano a essere un bene più facilmente accessibile a tutti, a differenza di un gioiello o un orologio, e anche in periodi di crisi non si rinuncia a un bicchiere di vodka o di rum”, afferma Patrizio Pazzaglia, direttore Finanza di Insinger de Beaufort, banca di private banking, osservatorio privilegiato per studiare le tendenze tra i consumatori facoltosi. Si beve quando va bene, si beve quando va male. Ma le previsioni positive si basano anche su dinamiche industriali e finanziarie. Sullo scacchiere globale degli spirits, infatti, già fortemente concentrato non s’è ancora fermata la corsa alle fusioni e acquisizioni. Comprare vuol dire ampliare il portafoglio di marchi, diversificare tra tequila, rum, e altre nuove tipologie di alcolici che piacciono ai giovani e consentono di ampliare il portafoglio prodotti.

Al Vinitaly di Verona, per esempio, Diageo, la numero uno mondiale, presenterà il nuovo rum Zapaca, frutto di una recente acquisizione. Si cercano nuovi partner, si esplorano nuovi mercati, soprattutto quelli emergenti del Sud America, Est Europa e Asia. Il risiko è in pieno corso. “Abbiamo appena fatto tre acquisizioni strategiche e abbiamo ancora 600 milioni di euro da investire per fare altri acquisti”, ha dichiarato la settimana scorsa a Londra, Bob Kunze-Concewitz, Ceo del gruppo Campari, gruppo italiano che ha scalato i vertici del mercato globale del Wine&Spirits, ed è appena approdato nel paniere S&P/Mib. Goldman Sachs ha ribadito il suo outlook positivo sul gruppo, che con Skyy Vodka nel 2008 è cresciuta di oltre l’11% e con l’Aperol del 13,3%. Ora si guarda al potenziale di crescita della tequila Destiladoras San Nicolas, all’Argentina e l’Ucraina, dove ha rilevato gli spumanti Odessa.
Nel mirino della Campari e finita anche l’India, dove ha stretto una joint-venture. L’India è ora la nuova frontiera dei superalcolici, dicono gli analisti. E anche il gruppo Rèmy Cointreau, che ha appena siglato un accordo
di distribuzione con i russi, è in trattative per un partner locale in India: serve ad aprirsi un varco sul mercato, scavalcando gli alti dazi imposti alle importazioni dall’estero.

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