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La Repubblica / Affari&finanza

Prezzi giù, frena l’enogastronomia ... È uno dei punti di forza del Piemonte l’agroalimentare, e ancor più l’enogastronomia di qualità. Tartufi e vino, carne e frutta, riso e nocciole, formaggi e cioccolato, solo per citarne alcuni, sono i prodotti che negli ultimi anni, anche grazie alle politiche portate avanti da Regione ed enti locali, ad associazioni come Slow Food, ma anche Papillon, a manifestazioni come il Salone del Gusto e Cheese, a “invenzioni” come Eataly, il supermercato della qualità aperto a Torino da Oscar Farinetti, hanno portato e portano il nome del Piemonte nel mondo. Un settore, quello agricolo importante anche nei numeri per l’economia regionale: un fatturato annuo di circa 3,2 miliardi di euro per i prodotti di base che in pratica raddoppia se ci si mettono i prodotti dell’industria di trasformazione, circa 70 mila addetti alla produzione e 30/40 mila nelle aziende di trasformazione. Importante è anche la voce esportazioni: 3,3 miliardi l’anno. Un settore però, quello agricolo ed enogastronomico, che quest’anno ha pagato uno scotto rilevante alla crisi. A partire da quello che è il prodotto trainante della nostra agricoltura di qualità, il vino. Lo ammette Mino Taricco, assessore all’agricoltura della Regione Piemonte “Sì, la crisi ha colpito anche questo settore che pure resta sostanzialmente sano. Una crisi che ha provocato il crollo dei prezzi di alcune uve, in particolare le barbere, ma anche i dolcetti di alcune zone, con conseguenze gravi. Certo chi è inserito in filiere stabili, come le cooperative e le cantine sociali corre meno rischi”. Il vino piemontese, pur continuando a mietere successi per la sua qualità altissima, segna anche il passo all’estero soprattutto sui mercati d’oltre oceano a causa del cambio sfavorevole tra euro e dollaro: un fatto grave per un prodotto di cui si esporta il 60 per cento della produzione. La crisi colpisce anche la produzione di frutta, le pesche come i kiwi o le mele: “Dopo anni di trend positivo - dice Taricco - quest’anno c’è stato un vero crollo dei prezzi alla produzione, con un mercato che pagava 0,15-0,20 euro al chilo per prodotti di buona qualità. Una cifra che non basta a coprire i costi di produzione. Spero e credo che sia una crisi contingente legata alle difficoltà più generali dei consumi e a un andamento stagionale che ha visto una produzione abbondante”...

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