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La Repubblica / Affari&finanza

Addio a Giampaolo Fabris interprete del cambiamento ... Dalla “post-crescita” al “societing”: i molti strumenti forgiati dalle sue analisi per comprendere una società in transizione... per “Affari & Finanza” Giampaolo Fabris non è stato solo un collaboratore prezioso. Era uno dei punti di riferimento, un intellettuale curioso e sofisticato, un pensatore originale con il quale ragionare per comprendere i movimenti profondi di questa società in transizione. La sua lente erano i consumi, forse la più larga visto che tutti siamo consumatori, e dai meccanismi del consumo, dalle sue motivazioni, dai comportamenti ad esso correlati riusciva a tirare fuori una lettura profonda dell’evoluzione della realtà. Era laureato in scienze politiche, ma la “sua” scienza è stata la sociologia, e all’interno della sociologia, il delicato rapporto tra le persone e le imprese, un rapporto mutevole e rivelatore, che Fabris ha indagato a fondo ed ha trasmesso ai suoi innumerevoli studenti, ai suoi lettori, alle tantissime imprese e istituzioni che hanno chiesto la sua collaborazione per comprendere e interpretare il cambiamento. I suoi libri sono una traccia viva dell’evoluzione dell’ultimo mezzo secolo, fino agli ultimi, da “Societing”, che ha indicato al marketing - settore che ha arricchito nella sua carriera di strumenti concettuali nuovi - una nuova strada, a “La società post-crescita” con il quale ha indicato cosa c’è dopo, come passare da una crescita che nelle sue forme attuali non è più sostenibile ad un’altra, nella quale il consumatore diventa protagonista e nella quale i comportamenti di consumo si mischiano con la sensibilità sociale e la cittadinanza. La sua storia è ricca di partenze è di traguardi, è stato tra i fondatori di Demoskopea, tra i critici più avveduti delle possibilità di manipolazione che si annidano nei sondaggi, tra coloro che hanno cambiato il nostro paesaggio domestico contribuendo con i suoi studi alla nascita di prodotti come la Nutella, la Fiat Punto, la Y10, di marchi come Mulino Bianco ed Emporio Armani. Un gentiluomo moderno e dolce, leggero e profondo, pieno di passioni. Maratoneta e velista, agricoltore orgoglioso dei suoi vini creati con amore nella sua campagna di Pino d’Asti, collezionista d’arte, con nel suo curriculum anche la presidenza dal 1984 al 1989 della Triennale di Milano. È scomparso giovedì scorso, all’età di 72 anni.

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