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La Repubblica

Per le strade toscasne a caccia del gusto: cibi e sapori anche nei musei. Dal 29 novembre quattro giorni di degustazioni in dieci province ... Scordatevi le prelibatezze da gustare in un comodo e raffinato salone. Stavolta il gusto ve lo dovete andare a cercare per strada, per tutte le strade della Toscana e delle sue province. Nei musei, nelle piazze, in fattoria, sui treni e sulle navi, frugando nella memoria e nei grembiuli dei contadini e degli allevatori.
Sì, questa cosa qua è tutta un'altra cosa. E' Toscana Slow. Il salone del gusto grande come una regione, un salone che è una regione. La Toscana che per quattro giorni, dal 29 novembre al 2 dicembre, si trasformerà in un laboratorio dei sapori a cielo aperto. In ogni provincia si potrà assaggiare, annusare, stappare, imparare, ritrovarsi nelle nostre radici. Attraverso la cultura del cibo di qualità. I prodotti tradizionali toscani. I grandi vini e gli emergenti, gli olii, la cioccolata, i biscotti, la trippa e la porchetta, il mitico fagiolo zolfino. "Le cose più buone nei posti più belli", è il sottotitolo di questa prima edizione di Toscana Slow, che da ora in poi sarà biennale, in alternanza con Torino. Organizzano Slow Food e Regione. Dieci province mobilitate, 504 aziende (selezionate su 1.400), 558 prodotti, due miliardi i soldi investiti tra enti locali e sponsor, ventimila visitatori attesi in questo Grand Tour del gusto che abbinerà arte e cibo.
La degustazione dei grandi vini a Palazzo Pitti, quella dell'olio ad Arezzo accanto a Piero della Francesca, i maestri pasticcieri al museo Pecci di Prato, il brindisi finale sulla Torre di Pisa, i prodotti tipici sotto il loggiato degli Uffizi. «Non è una provocazione: anche la finocchiona è un'opera d'arte», dice Nanni Ricci, vice presidente di Slow Food, che per spiegare Toscana Slow è partito da quest'idea: perché fare due ore di coda agli Uffizi e poi accontentarsi di un panino di plastica? «E perché dopo aver visto Botticelli sedersi a tavola e deprimersi davanti alla solita tristissima ampollina d'olio? Ecco, vorremmo che qualcuno cominciasse a dire al cameriere no, scusi, io quest'olio non lo voglio, me ne porti uno come si deve. Per salvarsi, bisogna conoscere. E' il gusto che dobbiamo ritrovare, riprenderci la tradizione». Una tradizione che in Toscana è qualcosa di vivo, la qualità che diventa bandiera ed economia: l'export dei prodotti d'eccellenza che cresce del trenta per cento l'anno, il vino che da solo fattura mille miliardi, l'agriturismo che conta ormai duemila aziende, il più alto numero di prodotti tipici d'Italia, 366, e quello dei presidi di Slow Food, ventitrè, e chissà che non lo diventi anche il sigaro Toscano: sarebbe il primo prodotto no food a entrare nell'arca dei sapori da difendere. Insomma, sarà una lezione in viaggio, questo Toscana Slow. Con qualche idea nuova: a Carrara verranno battute all'asta dieci conche di marmo con dentro il lardo di Colonnata e il ricavato andrà alle famiglie delle vittime delle cave, mentre a Grosseto ci sarà l'asta dei «futures» di tagli di chianina e delle altre razze bovine tipiche toscane. E domenica sarà la volta della firma di un accordo: l'impegno della Regione ad allargare il piacere della tavola anche agli ospedali e alle case di riposo, introducendo nei menù anche alcuni prodotti tipici toscani. Ricci: «Non si vede perché chi ha un dito rotto debba sorbirsi una minestrina in brodo». Per prenotare degustazioni e laboratori del gusto: Toscana Slow tel/fax 057798.35.34. Programma completo su www.slowfood.it oppure www.regione.toscana.it.

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