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La Repubblica

Il caso - È la vendemmia più povera degli ultimi cinquant´anni. Grandi vini a rischio crollo della produzione. Due appuntamenti: il 9 novembre al Merano Wine Festival, il 22 a Torino. Il Barolo e il Brunello quest´anno rischiano di perdere molte bottiglie ... Due eventi per una sola speranza: quella di lasciarsi alle spalle i malefici dell´ultima stagione. Secondo i dati pubblicati dal Seminario Ratti di Verona, infatti, mai come quest´anno la vendemmia è stata un puzzle impazzito di buoni raccolti e uve da buttare, con una qualità media sufficiente o poco più, a fronte di una produzione mai tanto bassa negli ultimi cinqunt´anni. Chiunque ami il vino «serio» non potrà non battersi il petto insieme a Roberto Voerzio, lo straordinario produttore piemontese che quest´anno non farà il Barolo: i vigneti, «bruciati» dalla grandine, non gli hanno lasciato alternativa. Dal Piemonte alla Toscana, sarà cassato anche il Brunello della tenuta Il Greppo, della famiglia Biondi Santi.Scelte faticose, dettate da una professionalità specchiata: non ci sono correzioni di cantina possibili per vini di questo livello, quando la materia prima è scadente. Così, da una parte si recupererà qualche bottiglia discreta con le etichette «Nebbiolo» e «Langhe rosso», mentre dall´altra si faranno più bottiglie di «Rosso di Montalcino».A consolazione dei vignaioli, le notizie sull´incremento delle esportazioni, soprattutto nelle produzioni di fascia medio-alta. Mai come nell´ultimo anno il mondo ha premiato l´Italia dei grandi vini: e per la prima volta, l´enologia ha conquistato il primato del comparto agro-alimentare, ai danni dello storico leader dell´ortofrutta.Anche per questo, il Merano Wine Festival e il Salone del Vino in programma nelle prossime settimane, hanno assunto il ruolo di stati generali dell´enologia autunnale. E se l´appuntamento di Torino (22-25 novembre), pensato soprattutto come promozione di piccoli produttori e di nuove realtà vinicole, avrà un necessario occhio di riguardo per le etichette del Piemonte, con il loro carico composito di viticoltori piegati dai disastri dell´estate e miracolati da un microclima benevolo, la tre giorni atesina sarà prestigiosa occasione di confronto per alcuni tra i migliori vini d´Europa.A confrontarsi da sabato a lunedì, dopo aver superato una selezione durissima, che ha ridotto le etichette da oltre 3.000 a meno di 200, cento aziende «super» e 65 emergenti, a cui aggiungere 50 produttori di punta della «Union Grand Crus de Bordeaux» e 45 vini del Nuovo Mondo». Nei bellissimi saloni liberty della Kurhaus, a sembrarvi prezioso non sarà tanto il biglietto d´ingresso (55 euro), quanto le facce e le mani dei migliori produttori del mondo, pronti a farvi personalmente degustare i loro vini da sogno.

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