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La Repubblica

I cabernet Usa battono i Bordeaux trent´anni dopo la Francia ancora ko. Una sfida tra assaggiatori bendati, come nel 1976: stessi vini, invecchiati. E stessi vincitori: gli americani. La migliore bottiglia d´Oltralpe si è classificata solo al quinto posto, surclassata da quattro etichette californiane ... California batte Francia due a zero. Come risultato calcistico, sarebbe decisamente sorprendente. Lo è ancora di più in una competizione vinicola, attività in cui il pronostico, le aspettative, la tradizione, pendono tutti dalla parte dei francesi. Ed è un risultato doppiamente umiliante, per i maestri sconfitti dagli allievi, se tra il primo e il secondo confronto sono trascorsi ben trent´anni. Ebbene, è andata proprio così: mercoledì sera, in un club di Londra a due passi da Piccadilly Circus, si sono riuniti ottanta esperti di enologia provenienti da entrambe le sponde dell´Atlantico per un assaggio «alla cieca», ovvero senza sapere da quale bottiglia proveniva il bicchiere che era loro offerto. Stessa scena, in contemporanea, a Copia, sulla costa ovest degli Stati Uniti.
I vini prescelti per la sfida erano gli stessi che avevano duellato esattamente trent´anni prima, al ristorante dell´Hotel Intercontinental di Parigi: da una parte, i migliori prodotti della Napa Valley, la valle dei vigneti, nella California settentrionale; dall´altra i più pregiati Bordeaux e Burgundy di Francia.

Quella sera del 1976, il test era stato intrapreso quasi per scherzo: nessuno si sarebbe immaginato che, a occhi chiusi, il palato degli esperti avrebbe preferito i vini californiani a quelli francesi. Erano, bisogna dire, altri tempi. L´industria vinicola si era sviluppata in America da non molto, trovando nella California del nord un terreno, un clima e un´atmosfera simili a quelli delle regioni europee, dalla Toscana a Bordeaux, in cui da sempre prosperano le vigne e in cantina si conservano liquidi dal colore e dal sapore meraviglioso. L´idea di portare i migliori vini della California a Parigi era stata di un enologo americano, Steven Spurrier, che sperava così facendo di pubblicizzare quei prodotti nella vecchia Europa, piuttosto scettica, all´epoca, circa la possibilità che dagli Stati Uniti giungesse sulla sua tavola qualcosa di diverso da hamburger, coca-cola e patatine fritte.

Lasciando gli esperti a bocca aperta, invece, furono proprio i vini californiani a vincere. E se in quella occasione non convinsero tutti, trent´anni dopo nessuno sembra più avere dubbi. L´enologo Spurrier, sempre lui, ha voluto celebrare l´anniversario riproponendo la sfida, per vedere se i suoi vini resistevano anche al test del tempo. Risultato: resistono benissimo. Hanno vinto la seconda partita, infatti, in modo ancora più netto della prima.

I quattro vini migliori selezionati dalla giuria «cieca» sono tutti «made in Usa»: 1971 Ridge Monte Bello, 1973 Stags Leap, 1971 Mayacamas e 1970 Heitz Martha´s Vineyard, nell´ordine. Per trovare un vino francese bisogna scendere al quinto posto: lo Chateau Mouton-Rotschild 1970. La conferma che il «nuovo» continua ad avanzare, e una batosta per la grandeur gallica. Adesso ci manca solo che qualcuno produca un formaggio migliore del Camembert in Texas. (arretrato de La Repubblica del 26 maggio 2006)

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