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La Repubblica

La salvezza? Il Rinascimento del contadino ... Tra i cinquanta figli di Priamo, re di Troia, la più inascoltata, incompresa, e forse anche un po’ rompiscatole, si chiamava Cassandra. Ciò nonostante, Cassandra dimostrò di aver ragione: Troia fu distrutta. Posso dire che per quanto riguarda le tematiche inerenti le risorse alimentari, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, noi ci siamo un po’ rotti le scatole di essere considerati le Cassandre in un mondo di scettici e indifferenti. È dunque ora di fare proposte concrete, pretendendo che siano prese in considerazione soprattutto dal mondo politico-economico. Occorre che si realizzino alcuni cambiamenti importanti.. necessaria una ri-localizzazione dell’agricoltura.
Un nuovo orientamento verso economie locali di piccola scala, che non soltanto siano in armonia con la natura, ma che passino attraverso la riqualificazione e la differenziazione delle produzioni, una rifertilizzazione dei suoli con l’abbandono di molta chimica e l’uso di energie alternative. Non è utopia sostenere che questo tipo di economie, in un sistema affidato a comunità coscienti e partecipi, può addirittura essere molto più produttivo di quello imperante, industrializzato, basato su commodities e grandi monoculture.
Bisogna inoltre sottolineare che li progetto va completamente sdoganato rispetto a una sua connotazione da “bel mondo antico”. Si tratta semplicemente di una visione di sviluppo molto diversa da quella classica. Ed è una visione che dimostra la sua attualità nella misura in cui sa guardare al passato.
Per questo non si può più prescindere da un proficuo dialogo tra regni diversi del sapere, tra quello della scienza tecnologicamente avanzata e quello delle società rurali tradizionali. In modo paritario, il mondo della ricerca e quello dei contadini forti delle loro conoscenze antiche, devono poter stringere una nuova alleanza. Ciò significa per esempio guardare con più rispetto a certe economie di sussistenza: dove esse sono state stravolte da una decantata modernità, in realtà poi si è giunti soltanto a economie della miseria. Oppure significa riconoscere alle società contadine il diritto a utilizzare liberamente i propri servi, senza sottoporle al terribile giogo della brevettabilità. Il vero motore di tutte queste trasformazioni risiede però in un altro progetto fondamentale: una nuova ruralità.
Da poco tempo il numero delle persone che vive in agglomerati urbani ha superato li numero di chi ancora vive in campagna. Ci sono fenomeni di inurbamento che proseguono a ritmi incredibili, portandosi dietro disumanità e un abbandono delle campagne molto pericoloso. E un trend che va rallentato, ristrutturando le campagne di tutto il mondo come luoghi belli in cui vivere e lavorare. Ci vuole la possibilità di una socialità rurale piacevole e moderna, soprattutto nel Sud del mondo. Non è una questione di lana caprina portare internet in luoghi isolati, realizzare scuole, luoghi di aggregazione o cinema.
Non è possibile che in molti luoghi del mondo i contadini debbano fare chilometri per poter comunicare con qualcuno. La creazione di infrastrutture e un grande investimento culturale sono la vera scommessa per una nuova ruralità: la garanzia che i giovani la smetteranno di fuggire dalle campagne.
Ci si chiederà: che c’ entra tutto ciò con le risorse alimentari? Non solo c’entra, ma è fondamentale: le risorse alimentari ci saranno finché la Terra sarà presidiata dal contadini. Solo se si riuscirà a far entrare nel mondo dell’agricoltura anche il mondo della comunicazione e della produzione culturale sapremo dare un futuro al nostro cibo.

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