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La Repubblica

In favore dell’economia-bio nasce “Italia libera da ogm” ... Una “grande alleanza” tra gruppi ambientalisti a tutela di una fetta crescente del nostro export... Per la prima volta il movimento ambientalista e quello dei consumatori mettono alla prova il loro peso su una piazza che sarà al tempo stesso reale e virtuale, fatta di cartelli di protesta e di colpi di mouse, di assemblee e di voto elettronico, di scenari adrenalici su quello che potrebbe essere e di paciose degustazioni su quello che è. Per fermare i cibi transgenici che creano inquietudini per l’equilibrio ecologico dei campi e allarme per un terzo dell’export alimentare, è nata la Grande Alleanza tra 25 associazioni. La coalizione si chiama “Italia libera da ogm” ed è stata presentata ieri da un testimonial che di movimenti ha una certa esperienza, Mario Capanna, presidente della Fondazione dei diritti genetici. Capanna con il suo appello contro gli ogm “scelta autolesionista” ha messo assieme tutti. C’è il gruppo degli ecologisti, dai guerrieri dell’arcobaleno di Greenpeace al Wwf alla Legambiente ai Vas di Verdi Ambiente e Società. La schiera dei critici del consumo, da Adusbef a Federconsumatori.
I professionisti della sfera organolettica, come lo Slow Food e le Città del vino. E ancora le Acli, le Coop, le associazioni degli agricoltori e degli artigiani, quelle della piccola e media impresa e della cooperazione internazionale. Tutti uniti a difendere un pezzo importante dell’economia italiana: parlare di agroalimentare significa infatti parlare di 80 mila imprese con 240 mila dipendenti. Una torta che vale il 15% del Pil e che potrebbe perdere pezzi importanti se venissero a mancare le basi del made in Italy: il rapporto tra il cibo e il territorio e la fiducia verso le radici della dieta mediterranea che, secondo la proposta spagnola, va inserita nel tempio della cultura mondiale, accanto alla Laguna di Venezia e al Machu Picchu, tra le bellezze difese dall’Unesco.
La Coldiretti ha fatto i conti e ha valutato in 6 miliardi di euro, un terzo delle esportazioni alimentari, il costo della crisi di fiducia che potrebbe essere innescata dalla diffusione in Italia di un cibo che trae la sua legittimità dai laboratori anziché dalla memoria alimentare collettiva.
E Slow Food ha anticipato i tempi chiamando per due volte a raccolta a Torino i rappresentanti delle comunità del cibo dei cinque continenti per dare una dimensione globale alla richiesta di un sistema alimentare basato sulla salvaguardia della biodiversità e sul recupero dei saperi tradizionali. Ora tutte queste esperienze si intrecceranno in due mesi di passione. Dal 15 settembre al 15 novembre sono state già programmate mille iniziative sparse su tutto il territorio nazionale e un aggiornamento costante sarà disponibile sul sito della Coalizione, www.liberidaogm.org. L’obiettivo è raggiungere 3 milioni di consensi. Per ogni appuntamento si registrerà il numero dei partecipanti, i temi discussi e le conclusioni. La consultazione nazionale sarà in sostanza un lungo referendum che utilizzerà anche vere e proprie schede che verranno consegnate ai cittadini nel corso delle manifestazioni, ritirate e contate. Sul sito web della consultazione si potrà esprimere un voto on line.
Gli organizzatori della mobilitazione sostengono che le probabilità di una contaminazione che creerebbe specie super-infestanti resistenti ai pesticidi sono alte, mentre la tesi secondo la quale i cibi ogm aiutano a ridurre l’uso dei pesticidi è falsa: nel 68% dei casi i cibi biotech sono costruiti con lo scopo di resistere agli erbicidi, nel 19% dei casi sono mirati a una maggiore sopportazione dell’azione dannosa degli insetti e nel 13% dei casi cercano di raggiungere entrambi gli obiettivi. La senatrice verde Loredana De Petris ha attaccato la “burocrazia europea sempre più lontana dalle aspettative dei consumatori che non vogliono gli ogm”. E anche il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro ha difeso la linea “tolleranza zero” per i prodotti geneticamente modificati all’interno dei cibi biologici, del cui export l’Italia è leader europea: la soglia massima deve essere riportata allo 0,1%. Mentre recentemente il consiglio dei ministri europeo, contro il parere del Parlamento, ha alzato la soglia ammissibile di ogm all’interno di cibi-bio allo 0,9%.

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