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La Repubblica

Nelle vigne sulle colline siciliane la bio-vendemmia vien di notte ... Tra i filari Donnafugata lo Chardonnay nasce al chiaro di luna. “Col fresco si salvaguarda l’aroma”... Mario oggi compie 24 anni, ma è qui con “quelli della notte” a vendemmiare lo Chardonnay nelle vigne Donnafugata sulle colline di Contessa Entellina, la Sicilia assolata del Gattopardo. “Non potevo mancare - dice - È stata dura farlo capire alla mia ragazza. Per me è un’emozione partecipare a questo appuntamento che si ripete ormai da nove anni. E poi è così bello scansare i morsi del sole. Oggi pomeriggio c’erano 39 gradi, adesso appena 19, una goduria”.
Eccolo il “mostro”, il trattore New Holland di 90 cavalli che regge due bracci dove sono montati sette fari da 500 watt che sparano luce su sei filari. Alle 21,30 il caposquadra Salvatore Guzzardo, 35 anni, accende il motore e pochi secondi dopo Vito Giaccone, 38 anni, il “mappo” (fattore), dà il via. All’unisono i quindici uomini tutti in jeans e maglietta bianca con il logo dell’azienda stampato si chinano con le forbici sui tralci e comincia il rito della vendemmia al chiaro di luna nella contrada Mazzaporro, nel “regno” del principe Filangeri di Cutò. Quasi diecimila ettari di feudo aveva qui il nobile palermitano, terre che Tommasi di Lampedusa, suo stretto parente, prese a prestito, con il nome di Donnafugata - in memoria della fuga da Napoli fino al palazzo Cutò della regina Maria Carolina con il marito Ferdinando IV di Borbone - per il “Gattopardo”. Anche lo scrittore aveva dimora da queste parti, nella vicina Santa Margherita Belice, che in un racconto definisce il luogo più bello dove avesse mai abitato.
I vendemmiatori, tutti uomini, sprigionano la loro contentezza per il lavoro all’ombra della luna. “Di notte è un’altra cosa - dicono all’unisono Giovanni, Mario, Aldo, Giuseppe e gli altri - e domattina una bella dormita e poi al mare. Parliamo e scherziamo per combattere il sonno e per fare correre il tempo. È quasi una mezza vacanza”. Sfottò, battute, proverbi si intrecciano con l’alzarsi della luna nascente, “barcaiola” come la chiamano loro. I titolari dell’azienda, Gabriella e Giacomo Rallo, vanno su e giù per i filari illuminati a giorno. Lei racconta che, invitata a Londra al pranzo per gli 80 anni di Rocco Forte, il magnate degli alberghi, nel suo posto a tavola avevano scritto “Contessa Entellina”, pensando che il nome fosse il suo blasone. Lui scherza sulla data prescelta: venerdì 17. A un ceto punto gli animi si accendono sull’amore. I giovani lo irridono. “È eterno come il tempo che c’è tra Natale e Santo Stefano”, dicono a Mario che pensa già al matrimonio. Alle 10,45 il camioncino scarica i primi sei quintali di uva nella vasca di diraspamento. “Gli acini vengono separati dai raspi - dice l’enologo Stefano Valla, un trentenne di Parma - per essere spremuti e portati alla temperatura di sette-otto gradi, prima di finire nelle cisterne di fermentazione.
Il raccolto di notte consente di salvaguardare tutti gli aromi dello Chardonnay che la calura in gran parte disperderebbe”. “Senza contare il risparmio energetico, evitando di abbattere artificialmente la temperatura delle uve - aggiunge Giacomo Rallo - Si tratta di centinaia di milioni”.
Si commenta sulla vendemmia ritardata di una decina di giorni, contrariamente al resto d’Italia dove è stata anticipata, si parla dell’annata che si preannuncia di grande qualità e di poca quantità, quando a mezzanotte arriva Pino Giaccone, 64 anni, che è stato per 36 anni fattore dei Rallo prima di passare il testimone al figlio Vito. “La nostalgia è tanta - dice mentre si sbraccia a salutare - Sono in pensione da tre anni ma non manco mai alla prima notte”. È notte fonda, la fatica incalza e le voci si vanno spegnendo. Poi arriva il caffè e il gelato, si fa festa a Mario e la vigna si rianima. I fari da qualche minuto si confondono con l’aurora, alle 5,45 sbuca il primo raggio di sole dalle colline di Poggioreale. Il “mappo” ferma il trattore e scioglie le fila. Fino a stasera.

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