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La Repubblica

La novità sono cinquanta “sorprese” enologiche distribuite in tutte le regioni italiane … Bevete tranquilli, bevete ciò che vi piace anche se è un semplice Lambrusco o un umile Prosecco. Basta con la paura che vi prende davanti alle sterminate carte dei vini di certi ristoranti, basta con gli sguardi torvi di certi sommelier (o dell’amico enofanatico) se la bottiglia che chiedete non è almeno un Barolo o uno Champagne. A dirvelo sono proprio loro, quelli che roteano i bicchieri dieci volte prima di assaggiare, che parlano difficile. Quelli delle guide. O meglio quelli della Guida dei Vini dell’Espresso, edizione 2008, da ieri in edicola e in libreria.

Li hanno chiamati “vini outsider”, sono 50, distribuiti in tutte regioni. E sono la novità di quest’anno. Vini da otto (ma non da dieci), con prezzi accessibili. Lambrusco e Prosecco, appunto, ma anche Barbera e Lagrein, Cirò e Frappato, Gavi e Vermentino. “Vini semplici - spiega Fabio Rizzari (che con Ernesto Gentili ha curato la guida) - che arrivano da zone e denominazioni che a torto vengono considerate minori rispetto a quelle famose, l’Amarone, il Barolo”. Buoni vini, anche se magari non sempre “grandi vini”. Qual è la differenza? “Un buon vino è quello che a tavola finisce subito, senza accorgersene. Diventa grande se, oltre a essere bevibile, puoi conservarne la bottiglia in cantina per anni senza che perda freschezza e struttura. Anzi magari guadagnando”.
Proprio freschezza, eleganza e bevibilità sono le nuove parole d’ordine del vino secondo l’Espresso. “Non ci interessano più - dice Rizzari - i vini superconcentrati, che ti piacciono quando li assaggi, poi però non li bevi”. I vini da concorso, che riservano sorprese sgradevoli se invecchiati, quelli fatti più in cantina che in vigna. “Quella degli outsider è anche una scelta fatta per sganciarci dalla logica del voto, di stelle, cappelli e bicchieri. Se fai una guida non puoi non darli. Ma non riassumono tutto quello che assaggiamo”.

Tanto, tantissimo, assaggiano in un anno (sono 10 mila i vini recensiti) perché come spiegano nell’introduzione i due curatori con Enzo Vizzari (coordinatore di tutte le guide dell’Espresso) la qualità media del vino in Italia negli ultimi vent’anni è migliorata in modo esponenziale. Sono migliaia le aziende valide ormai e diventa sempre più difficile riuscire a descrivere tutto ciò che si produce. “Migliaia di aziende e centinaia di vitigni: è la diversità il motore trainante della nostra enologia, la nostra ricchezza anche nella sfida con il resto del mondo” dice Gentili.
Una diversità che vede per la prima volta il Sud sfidare alla pari le zone storiche: è un Taurasi (il Riserva Radici 2001 di Mastroberardino, storica cantina dell’Irpinia, il miglior vino italiano per la guida con 19,5 ventesimi, insieme all’Amarone 1998 di Giuseppe Quintarelli. E nelle posizioni di vertice tra i rossi si trovano, tra i Baroli e i Barbareschi, tra i Supertuscans e i Brunello, molte altre bottiglie campane o siciliane. “Non è solo una questione di annate - spiega Rizzari - il Sud da sempre ha territori che producono ottimi vini.

Adesso però è arrivata una maggiore costanza nella qualità perché oltre ad avere la materia prima hanno imparato la grammatica. In questo caso bisogna dire grazie agli enologi”. Come, ringraziare quei “tecnici” accusati di rendere uguali (e senz’anima) i vini di tutto il pianeta? “I vini si fanno in vigna, prima di tutto - replicano i due curatori - e noi privilegiamo sempre la naturalezza. Questo però non vuol dire che una bottiglia debba essere considerata buona anche se il vino ha difetti o puzza. La tecnica serve a evitare questi incidenti”. Insomma, fanno capire che una “guida laica”, come quella dell’Espresso vuole essere, non insegue le mode, nessuna moda.
E cerca ovviamente di scoprire il nuovo: come la Malvasia di Bosa 2004 dei fratelli Porcu, Sardegna profonda, un vino che definire dolce è riduttivo, che con i suoi 19 ventesimi è la migliore bottiglia da dessert dell’anno. Vino a rischio di estinzione che era già stato tra i protagonisti del film Mondovino con un altro produttore, Columbu, (che con la sua Alvarega 2005 segue a poca distanza, 18,5 ventesimi, i Porcu).

E i bianchi? Anche quest’anno Friuli, Veneto e Alto Adige sono le regioni leader, ma nessuna bottiglia supera i 18,5 ventesimi. “Siamo un paese che sui rossi non teme confronti - conclude Vizzari - Sui bianchi siamo bravi, ma non alla pari con i grandissimi di Borgogna e del Reno”. La Guida dei Vini dell’Espresso 2008 sarà presentata ufficialmente, insieme a quella dei Ristoranti, giovedì prossimo 11 ottobre alla Stazione Leopolda di Firenze in collaborazione con Pitti Immagine.

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