02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Repubblica

Anarchiche e cosmopolite il nostro grande patrimonio ... Sono da secoli interpreti del carattere della zona da cui provengono... I profumi, i sapori, la personalità di alcune varietà sono inimitabili.... Tanto per cominciare bisogna intendersi sul termine autoctono: nel mondo del vino è un aggettivo magari altisonante (non a caso se ne riempiono la bocca molti commentatori “al passo con i tempi”) ma è anche una parola insidiosa che si presta a un bel po’ di fraintendimenti. Come scriveva il grande Veronelli, la vite è una pianta anarchica e cosmopolita. Il suo paese è il mondo, non la terra entro i confini formali di qualche staterello. Sottotipi, varianti, derivazioni genetiche di un dato vitigno fanno il giro del pianeta; magari in decenni o secoli, ma lo fanno. E simmetricamente si stabiliscono in zone distanti anche migliaia di chilometri da quella di origine. Il merlot, che da varietà alla moda è divenuta nel giro di pochi anni ignominiosamente l’uva simbolo dell’appiattimento dei sapori, della banalizzazione delle tecniche di vinificazione, insomma del cosiddetto “gusto internazionale”, si può a pieno titolo definire un vitigno tipico di diverse aree produttive italiane (per esempio, del Veneto). Per questo è molto più prudente definire “locali”, o “tradizionali”, le uve che si coltivano da tempo in un dato territorio.
Detto questo, non possiamo non rimarcare che, per l’ennesima volta, è necessario scremare gli aspetti modaioli più superficiali dalla sostanza. La deriva della moda è passata con disinvoltura dall’apprezzamento dei vitigni “migliorativi”, merlot, cabernet e chardonnay in testa, all’esaltazione altrettanto acritica delle uve dei padri (o dei nonni, o degli avi, fino alla decima generazione). Si è partiti quindi, una quindicina d’anni fa, con frasi emblematiche come “questo taglio di cabernet e sangiovese sì che è un rosso toscano, e può confrontarsi con un grande Bordeaux”, e si è arrivati oggi con sentenze quali “questo pugnitello (o questo fogliatonda, o questo muraiolo, o questo archibusone frastagliato) sì che dà un vero rosso toscano”. Parallelamente, senza criterio né misura, si è cercato per anni di dare morbidezza, avvolgenza, toni dolci ai vini con l’impiego di merlot e cabernet, mentre oggi molti spingono per promuovere vini spigolosi, di acidità omicida, tannici quanto dieci cachi acerbi, introducendo l’equazione folle per cui questo sarebbe il gusto di un autentico vitigno tradizionale.
Quindi: questa è moda insensata. La sostanza vera, depurata di questi eccessi, è che l’Italia ha il patrimonio forse più grande e articolato del mondo di vitigni locali. Che questo patrimonio è un immenso bacino di possibilità uniche per la nostra enologia. Che all’estero se li sognano i vini che possiamo e potremo produrre con queste risorse. Che i profumi, i sapori, in una parola la personalità dei vini che danno le migliori uve italiane sono inimitabili, perché da decenni o secoli sono leali “traduttori” del carattere di un’area produttiva. Ma che questo oceano di risorse è ancora solo in parte esplorato. E che molte varietà locali fanno nascere vini onestamente insignificanti.
Tralasciando di ricordare le virtù, ben note, del nebbiolo, del sangiovese o della barbera, possiamo accennare molto rapidamente ad alcune varietà che sono già una certezza per il presente e che sembrano ancora più promettenti per il futuro. Per i rossi, l’aglianico, un vitigno che dà nel sud rossi complessi e profondi; il nerello mascalese, uva tipica dell’Etna, un vitigno che dà rossi eleganti e profumati; per i bianchi, la veneta garganega (base del noto Soave), fiano e greco in Campania, l’aromatico kerner altoatesino, il classico verdicchio marchigiano. Ma la sensazione è che la riscoperta di questo patrimonio sia appena agli inizi.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su