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La Repubblica

Vino, la battaglia delle etichette ... Dal 2009 anche all’estero si potràò usare il nome dei nostri vitigni... Le Alpi non riusciranno a impedire l’invasione. “Arriveranno fiaschi di Vernaccia che non hanno mai visto San Gimignano e bottiglie di Prosecco che non sono mai passate da Conegliano. Dopo quella del truciolo, rischiamo di perdere un’altra guerra”. La Coldiretti si prepara all’ennesima battaglia “a difesa del vino italiano, quello fatto non solo con l’uva ma con la cultura e la tradizione dei nostri contadini”. Il “nemico” è l’articolo 50 del nuovo regolamento del mercato vitivinicolo approvato dal Consiglio dell’Unione europea e che entrerà in vigore nel 2009. “In quell’articolo - dice Stefano Masini, responsabile ambiente e territorio dell’associazione di coltivatori - si concede al produttore di vino da tavola, ovunque sia, la facoltà di indicare, accanto all’anno della vendemmia, anche il nome del vitigno. Prosecco e San Gimignano, ma anche Montepulciano, Aglianico, per arrivare al Sagrantino prodotto a Montefalco in Umbria. In base a quell’articolo, se io fossi un imprenditore tedesco o svedese, e soprattutto lazzarone, potrei scrivere Vernaccia sulla mia etichetta e magari disegnare un paio di torri, per richiamare ancora più l’etichetta della vera Vernaccia di San Gimignano che porta l’immagine di quella città piena di torri. E il bello è che, con le nuove norme, sarei in regola”.

Oggi, a Vinitaly, la Coldiretti presenterà un dossier contro questo “lato oscuro delle etichette”. “Il nostro - dice Masini - è il Paese dei vitigni. Ne abbiamo centinaia. Per fare l’Amarone, ad esempio, servono tre uve diverse: rondinella, corvina e molinara. A pericolo di confusione sono soprattutto i vitigni i cui nomi corrispondono al vino stesso. Se i nomi di Vernaccia o Sagrantino finiscono su bottiglie prodotte in Svezia o in Romania, la confusione, per il consumatore, sarà davvero pesante. Chi trova la bottiglia con scritto Montepulciano, penserà di acquistare il vino prodotto dal consorzio toscano. Non si può - e questo è il pericolo provocato dal nuovo regolamento - usare il nome di un vino staccandolo dal suo territorio. In Italia già arrivano vini falsi dall’Australia e dagli Stati Uniti. Adesso un produttore (magari un italiano che ha “delocalizzato” la propria azienda) può impiantare vitigni di Montepulciano in Romania e vendere il vino con questo nome. Chi da decenni è impegnato a valorizzare vini che hanno raggiunto l’eccellenza, subisce un danno gravissimo. E ora si apre la concorrenza anche dentro all’Europa”.

Oggi a Verona la Coldiretti annuncerà le iniziative di contrasto. “Il regolamento europeo dice che gli Stati possono presentare una lista di vitigni che non devono essere usati fuori dal territorio dove sono diventati tradizione. Intanto bisogna preparare la lista, anche se in Paesi come l’Italia e la Francia non sarà facile perché è in queste terre che sono nati quasi tutti i vini bevuti in Europa. Non sarà semplice, ma la lista deve essere completa. Anche contro l’uso del truciolo nel vino era possibile chiedere una deroga. Ma la domanda è stata fatta all’ultimo momento ed è stata chiesta solo per i vini Doc. Non bisogna ripetere l’errore”.

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