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La Repubblica

Napa Valley ... E il vino di Francia diventò made in Usa. Un tempo snobbata, la California insidia l’Europa. Così perfino Parigi ora acquista vitigni in America... a miglior difesa è l’attacco, come si suoi dire, e per rispondere all’avanzata dei vini dei Nuovo Mondo, in particolare californiani, i francesi hanno da tempo scelto una strategia molto semplice: comprarseli. Con grande accortezza, le tenute Philippe de Rothschild si sono portate a casa un grande produttore cileno (Almaviva) e uno californiano (Opus One), mentre Christian Moueix, uno dei più affermati protagonisti dei vigneti bordolesi di Pomerol e Saint-Emilion, si è comprato Dominus Estate. Adesso tocca al Cos d’Estournel, secondo grand cru di Saint Estèphe, fare un colpaccio nella Napa Valley: l’acquisto di Chateau Montelena. Un nome che ai profani dice poco, ma che per gli specialisti è quasi un mito: nel 1976, durante il famoso concorso organizzato a Parigi per l’indipendenza americana, lo chardonnay prodotto da Montelena sbaragliò tutti i concorrenti, compresi i grandi vini francesi. E da quel giorno la Francia ha cominciato a prendere sul serio la concorrenza statunitense, australiana e cilena che giorno dopo giorno sottrae quote di mercato ai vini europei.
Non si sa quanto abbiano pagato i francesi per portarsi a casa un vigneto tanto prestigioso, ma il direttore generale di Cos d’Estournel, Jean-Guillaume Prats, dice che si tratta “forse dell’investimento più importante mai fatto da un bordolese all’estero. Il prezzo è vicino a quello delle grandi proprietà del Medoc”, la penisola situata sulla riva sinistra della Gironda, quella dove nascono i Margaux, i Pauillac, i Saint-Estèphe. E dove i vigneti vengono venduti a prezzi astronomici. Grazie a questa acquisizione, Cos d’Estournel, che mette sul mercato ogni anno quasi mezzo milione di bottiglie, raddoppierà la sua produzione: “Sono due grandi vigneti, antichi e prestigiosi. Entrambi possiedono magnifici vitigni di cabernet sauvignon”, cioè il più utilizzato sulla riva sinistra della Gironda. I francesi puntano a migliorare le tecniche di vinificazione, a diminuire i rendimenti per aumentare la qualità e soprattutto a far conoscere il produttore californiano nel mondo: lo Chateau Montelena è presente soprattutto sul mercato statunitense, mentre Cos d’Estournel esporta il 90% delle sue bottiglie.
L’operazione dimostra soprattutto la reattività di alcuni grandi produttori francesi di fronte al dinamismo della concorrenza internazionale: la presenza francese nella Napa VaJley è molto più importante di quella americana nei vigneti francesi.
Abbandonato il complesso di superiorità che per molto tempo ha fatto disdegnare i vini del Nuovo Mondo, i transalpini rispondono alla crisi, alla perdita di posizioni sui mercati internazionali comprando altrove.
Affrontare la concorrenza, del resto, non è semplice per il mondo viti-vinicolo francese, legato a pratiche tradizionali molto radicate. Oggi ci si chiede se non si debbano produrre vini con denominazioni legate ai vitigni e riconoscibili in tutto il mondo piuttosto che i nomi Doc, conosciuti dagli appassionati transalpini ma sconosciuti altrove (122 denominazioni nella sola Borgogna); dopo un annoso dibattito è stata autorizzata, con molte cautele, la pratica tutta americana di utilizzare i trucioli di legno anziché il passaggio in barrique; l’uso di tappi a vite, al posto del tradizionale sughero, è oggetto di contenziosi senza fine, alimentati da esperti in disaccordo su tutto. Dibattiti che dimostrano la vitalità di un mondo che è parte integrante dell’identità francese, in patria e all’estero, ma che sono alimentati anche dalla paura del futuro: secondo uno studio pubblicato pochi giorni fa, nel 2015 la Francia potrebbe cedere alla Spagna la maglia rosa di primo produttore divini al mondo.

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