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La Repubblica

Se va in tavola la gastro-carità ... Di buone intenzioni è lastricata la via - anch’essa abbastanza infernale - della risonanza mediatica e dell’auto-promozione enogastronomica con scivolamento nel surreale. E sul serio dispiace farlo presente a un’istituzione benemerita qual è la Caritas che stasera, con la commplicità di sponsor, agenzie di pierre e l’ormai ubiquo sindaco antibuonista di Roma, Alemanno, offrirà a 80 anziani senzatetto del centro d’accoglienza “Santa Giacinta” piatti tipo caponatina di melanzane al cioccolato, e poi cappello di maialino e finocchiella con lacca di mostarda in zuppa di topinambur, e via di questo passo, mentre selezionati sommelier “aiuteranno gli ospiti nella degustazione dei vini di sei grandi etichette di prestigioso contributo”, e giù i nomi, e i marchi, come da meticoloso comunicato della Witaly. Ai fornelli, quattro grandi chef (Heinz Beck, Antonello Colonna, Filippo La Mantia, Angelo Troiani) e il ricavato andrà a finanziare un Emporio della solidarietà per la povera gente. Ma che prezioso e scintillante tipo di solidarietà è mai questo? Un’elemosina di lusso, semmai, per un elaborato cortocircuito d’intenti benefici ed esclusivi. Una mensa compassionevole miraggio di sfortunati gourmet. Gastro-carità in vetrina post Felliniana. La beneficenza come agevole e astuto salvacondotto per una gita nell’assurdo.

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