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La Repubblica

L’archeo-spot dell’Italia del boom ... Nell’epoca delle multisale e del Blu-Ray non è facile immaginare le due ore che si passavano al cinema mezzo secolo fa. Le poltrone parcamente coperte di velluto rosso, l’architettura subito riconoscibile delle grandi sale, le linee geometriche del soffitto spezzate per evitare gli echi, il fumo che si illuminava nel cono del proiettore. E naturalmente gli intervalli fra il primo e il secondo tempo (e qualche volta, in certi drammoni o in certi interminabili peplum, anche fra il secondo il terzo). Per i ragazzi di allora, l’intervallo era una durata carica di tensione e di impazienza, forse ancor più che l’attesa dell’orario d’inizio del film, preceduto dal canonico spegnersi delle luci. Erano atmosfere da Nuovo cinema Paradiso, uguali nelle città e in provincia. Al massimo mutavano le sale, il prestigio degli arredi, i film in prima o in seconda visione, la qualità della proiezione e della pellicola. A moderare l’impazienza, nei due o tre minuti di interruzione, o nello spazio fra uno “spettacolo” e l’altro, c’era solo la pubblicità. Immagini che generalmente scivolavano via nell’indifferenza, ma che si ripresentavano ogni volta nella stessa successione, fino a divenire un accompagnamento prevedibile dell’attesa. A guardarle oggi, nel bel libro La pubblicità al cinema negli anni Cinquanta pubblicato da Sellerio, si ha la sensazione di un’archeologia della promozione pubblicitaria. Erano diapositive di vetro che raccontavano il mondo che precede l’industria... ...Quanto ai consumi e ai servizi, siamo alla preistoria. Si beve anice, “dissetante digestivo” e marsala, vermouth, moscato nonché marsala all’uovo. Nonostante l’impegno dei vini da pasto Selinunte, con le ormai dimenticate bottiglie a fiasco, e di Duchessa, “il vino che piace”, e che non dovrebbe mancare mai “nella vostra mensa”, non sembra esserci sintomo della brillante evoluzione vinicola isolana. A sua volta, con una combinazione che oggi fa sorridere, la pasticceria è “svizzera e siciliana”. Ciò nonostante, da qualche varco si profila l’arrivo dalla Germania della “nobile birra” Pils, “la più rara”, “imbottigliata all’origine” e presentata da una sommaria ragazzotta dalle guance molto rosse con un vistoso costume di ascendenza tedesca (ma in un accesso di internazionalità si potrà trovare anche la pregiata Falcon, birra di Amsterdam). Gli slogan, come si è accennato, sono sommari. “Su ogni tavola”, intimano gli spaghetti del Molino e Pastificio Tomasello e Figli. “Esigetelo!!” è l’imperativo del burro Zancle, “freschissimo di pura panna” e “vitaminizzato”. “Fa la barba da sé” promette la lametta Monopol (“Esclusivamente presso le rivendite di generi di monopolio”). Si ha quasi la sensazione che intorno alla provincia stia cominciando a premere un mondo altro, che più tardi diventerà l’estero, il Mercato comune...

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