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La Repubblica

Un bicchiere di qualità ... Nel Paese del buon cibo si diffonde l’arte del saper bere bene. Un’arte che si apprende, però, solo con il passare degli anni. Perché il gusto del “bere di qualità”, poco ma bene, spalmato durante tutto l’arco della settimanae non concentrato in un sol giorno, di solito nel weekend, si affina con il crescere dell’età. Quando passati i tempi delle prime sbornie con gli amici, anche i giovani cominciano a “redimersi” e a considerarere l’alcol non più solo un modo, facile e veloce, pers ballarsi. Così mentre Milano, prima città in Italia, combatte a colpi di ordinanze l’abuso di alcolici tra i giovanissimi vietandone la vendita e il consumo agli under 16, apprendiamo con sollievo che i comportamenti a rischio cominciano a calare superati i 20 anni. Addirittura dopo i 25 solo il 7,5 per cento dei ragazzi e il 5,5 delle ragazze subisce il “fascino” dell’eccesso, beve cioè allo scopo di stordirsi o, per usare un’espressione in voga in questo momento, “fa binge drinking”: vale a dire butta giù sei o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione. Accanto alla dieta mediterranea, che adesso l’Unesco vorrebbe dichiarare primo patrimonio immateriale dell’umanità, arriva allora uno stile tutto mediterraneo anche nel bere, che vede ancora il vino come la bevanda alcolica preferita dagli italiani (lo beve il 52 percento ), consumata però con moderazione.
In Italia, dunque, si beve meno ma meglio, c’è attenzione alla marca e un ritomo agli abbinamenti enogastronomici: l’alcol, e in modo particolare il vino, si accompagna al buon cibo. È il quadro che emerge da una ricerca Nielsen sul consumo di alcolici nel nostro Paese. Che conferma la tendenza, complice la crisi degli ultimi mesi, a consumare vino soprattutto in casa. In un momento in cui la frugalità va di moda, gli italiani non rinunciano infatti alla loro bottiglia di vino ma preferiscono stapparla in casa, tra amici, piuttosto che al ristorante: o è grazie anchce a questo consumo domestico che il settore del vino, pur subendo gli effetti della recessione economica ha lanciato comunque un messaggio di positività e mantiene il primato dell’export dell’industria alimentare italiana. Ma non solo. Perché crescono anche gli eno-appassionati che girano l’Italia tra etichette e cantine: sono passati da 4 a 6 milioni e mezzo, si legge nell’ultimo rapporto annuale “Osservatorio sul turismo del vino”.
Non dobbiamo dimenticare che il vino appartiene da sempre alla storia gastronomica e culturale del nostro Paese. Accompagna momenti rituali: feste, anniversari, occasioni importanti. Non a caso in uno studio su alcol e generazioni, presentato di recente a Torino, che mette a confronto l’esperienza italiana con quella finlandese, emerge che da noi le regole del bere si imparano in famiglia, sin da piccolissimi. L’avvicinamento all’alcol spesso avviene fin dalla più tenera età, seguendo però precisi rituali: a sei anni si bagnano le labbra, a dieci anni un sorso, e così via. Una ulteriore conferma che da noi il primo approccio con l’alcol si ha già all’età di 11 anni? Forse. Ma a ben guardare non si può parlare di un vero e proprio bere. Soprattutto se avviene sotto il controllo di mamma e papà. Certo, non mancano i casi di sbornie tra i giovanissimi, oggi assai più frequenti di un tempo: un fenomeno che sta facendo mobilitare le amministrazioni comunali pronte a imporre divieti a pioggia seguendo l’esempio milanese. Ma la forbice dei livelli di consumo rispetto ai paesi anglosassoni o scandinavi è ancora ampia. Ad esempio, in Finlandia i ricordi dei primi consumi coincidono quasi sempre con il primo abuso, perché la prima bevuta avviene con gliamici, in gruppo, dove non si hanno gli strumenti per un avvicinamento graduale all’alcol. In Gran Bretagna il 50 per cento dei quindicenni si ubriaca una volta a settimana; in Francia 8 giovani su 10, tra i 15 e i 17 anni, sperimentano il “bìnge drinking” ogni sabato sera. Da noi, dicono le statistiche, beve per ubriacarsi il 42 per cento dei ragazzi tra 11 e 18 anni e il 21 per cento delle ragazze.
Infine, bere in quantità moderate fa bene anche alla salute. Lo conferma la scienza: un bicchiere di vino al giorno riduce il rischio di calcoli, si legge in uno studio pubblicato a giugno dal “Daily Mail”. Per ogni mezzo bicchiere a settimana le possibilità di calcoli calano del 3 per cento. Mezzo bicchiere al giorno può allungare la vita di più di quattro anni. Il segreto è sempre lo stesso: non esagerare.

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