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La Repubblica

Carbonara e baccalà, la cucina segreta di Obama ... Il “Metropolitan Post”: niente “buy american”, alla Casa Bianca si mangia italiano... Cosa prende, presidente? Gnocchi fatti con melanzane, zucchine, pomodori e formaggio di latte di capra “Marisa” del Wisconsin? O forse preferisce restare più leggero: meglio un’insalata vegetale con pancetta affumicata e fondutina di formaggio. Sì, dipende da cosa ci beviamo sopra. Beh, sicuramente del bianco. Magari una Falanghina 2007 Feudi di San Gregorio, 39 dollari, ottimo rapporto qualità prezzo, in fondo sono 27 euro e ne ha fatta di strada questa bottiglia per arrivare da Sorbo Serpico, Avellino, qui a Chicago, Illinois, al terzo piano dello splendida Modem Wing dell’Art Istitute disegnato da Renzo Piano che ospita questo ristorante battezzato appunto “Terzopiano”, l’ultima creazione di Tony Mantuano, lo chef della “Spiaggia” che da dieci anni tiene per la gola la Chicago dabere e da mangiare: compreso il suo figlio più illustre, quel Barack Hussein Obama che sul sito gli sorride accanto. Chissà se continuerà a sorridere Barack, adesso che un sito di pettegolezzi, il Metropolitan Post, ha rivelato l’ultima passione della famiglia presidenziale: mangiare italiano, alla faccia delle ricette tradizionali e del buy american, l’invito a comprare prodotti made in Usa, causa recessione. Sarà vero? Il peccato veniale degli Obama è davvero quello di divorare di nascosto bigoli con le sarde e baccalà alla vicentina, innaffiati da vini “rigorosamente griffati Marchesi de Frescobaldi”, come sottolinea l’agenzia giornalistica Agi? Certo non è un segreto che - in Italia per il G8 - creativa di Heinz Beck, lo chef tedesco della Pergola. E se è vero che alla cucina di corte, a Washington, impazza ancora Cristeta Comerford, la filippina Michelle avesse già tradito il bacon degli yankees per lasciarsi tentare dalla pancetta della carbonara, deliziosamente corretta dalla cucina che ha servito alla Casa Bianca tre presidenti (sua l’invenzione della crema di spinaci senza panna) vero è anche che la coppia venuta da Chicago le ha affiancato uno chef creativo ed ecologicamente corretto come il giovane Sam Kass, l’inventore di quel manzo con zuppa di orzo e vegetali che sembra fatto apposta per valorizzare i prodotti dell’orto di Michelle e che un’attenzione alla dieta mediterranea l’ha sempre avuta Ma più che devota a una particolare scuola - americana o afroamericana o italiana - la cucina della Casa alla fine sembra più improntata alla ricerca continua, alla sperimentazione, alla contaminazione senza sosta. Di Barack, per esempio, è nota la passione per i burger, che son valsi bene un paio di fughe con Michelle alla Good Stuff Eatery di Spike Mendelshon, poco lontano dalla Casa Bianca, per tuffarsi su un classico assai poco italian taste: maionese al rafano, marmellata di cipolle rosse, blue cheese e bacon, con tanto di americanissimi milkshakes. D’accordo, alla festa per l’insediamento il neopresidente non si fece mancare i saporitissiini slices di pizza dell’Italian Fiesta Pizzeria di Patti Harris-Tubbs, italiana di terza generazione. Ma, anche qui, la pizza sembra più la spia dell’ecumenica ricerca del piatto globale che di una passione vera. Forse, aspettando l’ennesimo briefing di Robert Gibbs, l’uomo-stampa che ha una risposta per tutto, si può serenamente concludere che la verità, come sempre, sta nel mezzo. E che Barack e Michelle sono solo due ottime forchette. Senza frontiere.

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