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La Repubblica

Ma salvarsi è ancora possibile ... Obama e Hu Jintao, Usa e Cina, ieri per la prima volta si sono trovati d’accordo sui gravi pericoli del cambiamento climatico e sulla necessità di interventi urgenti. Questa presa di coscienza dei due governi fino ad oggi tra i meno sensibili al disastro in corso è senz’altro importante e, per coincidenza, cade due giorni prima dell’Earth Overshoot Day, giorno dell’anno in cui cominciamo a “consumare” la Terra senza darle il tempo di rigenerare le risorse. È dal 1986 che siamo in debito ecologico e l’indice del Global Footprint Network ci dimostra che ogni anno peggioriamo esponenzialmente la nostra situazione, mentre per contro da anni si rincorrono vuoti appelli dei politici a fare qualcosa, buoni ultimi gli americani e i cinesi. In realtà però di concreto non è ancora successo niente, nemmeno il rispetto degli accordi di Kyoto. È la dimostrazione della cronica incapacità della politica, dei governi nazionali e degli organismi sovranazionali di agire e dare impulso a un cambiamento che invece la savia società civile richiede con sempre più insistenza. A ben vedere dunque è lì che sta il vero motore del cambiamento: in noi. La decisione di assumere comportamenti quotidiani virtuosi, stili produttivi sostenibili, di abbandonare la frenesia vorace del consumismo deve partire dalla volontà di ogni singolo abitante del pianeta, senza attendere le tardive imposizioni che potranno un giorno venire dall’alto. E la cosa bella di questi piccoli grandi passi che possiamo mettere in atto, una vera rivoluzione spontanea, è che si stanno dimostrando tutto fuorché delle rinunce o delle mortificazioni. Essere accorti nell’uso dell’acqua, lasciare l’automobile in garage quando non serve, consumare cibo prodotto localmente e collaborare alla difesa dei contadini che praticano un’agricoltura sana e rispettosa della natura può essere quanto di più gratificante possa accadere nelle nostre vite svuotate dal consumismo. Ridà il senso di comunità, ricrea una vera democrazia partecipativa, ci dona felicità: mica sarà nell’interesse dei politici impedircelo o ritardarlo?

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