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La Repubblica

Giovani emergenti al di là dei soliti noti ... Dal Dolcetto di Dogliani alla Malvasia del Carso... Il vino è sicuramente uno dei prodotti agricoli che ha goduto delle maggiori attenzioni da parte dei media e dei consumatori. In questi ultimi trent’anni sono nate una miriade di guide, di riviste, di giornali on-line, di forum, di blog, di romanzi e addirittura di film ispirati all’argomento. Ma si è detto e scritto veramente tutto? Assolutamente no. Troppo spesso ci si è concentrati sui soliti noti, sui grandi vini creati per stupire il degustatore. Pochissimo spazio è stato invece riservato a quei territori meno fortunati, tanto per usare un eufemismo. Terroir spesso e volentieri marginali, per ora non ancora investiti dalle attenzioni della stampa come è accaduto al contrario per la Langa del Barolo o del Barbaresco, o per Montalcino, o per le colline dell’Amarone e quelle del Chianti Classico. Il vino in Italia è presente in tutte le sue regioni, cosa che non accade invece in Francia e per questo esistono così tante zone viticole che non basta una vita per raccontarle tutte. Mi piacerebbe che Slow Food se ne occupasse con sempre maggiore attenzione, perché ritengo che per vocazione la nostra associazione debba avere un occhio di riguardo per la biodiversità che si esplicita anche nella promozione dei vitigni autoctoni così come dei terroir emergenti o ancora marginalizzati dalla critica. Per questo sono felice che sabato 10 aprile (ore 10,30 Sala Argento) durante le giornate del Vinitaly si organizzi una degustazione di 8 vini molto validi dal punto di vista organolettico, ma che per il momento non sono ancora balzati agli onori della cronaca. Figli di una viticoltura attenta alla sostenibilità e proposti a prezzi davvero molto interessanti, vista anche la scarsa attenzione loro riservata dalle tante pubblicazioni di settore. Sarà un bel modo per presentare la filosofia e lo spirito della nostra ultima avventura in campo editoriale, ovvero la nuova guida vini che Slow Food darà alle stampe nell’ottobre del 2010. Una delle cose che più mi affascinano di questo argomento è come siano nati dei veri e propri fenomeni mediatici in alcuni territori, mentre fanno ancora fatica ad emergere ottimi vini di zone confinanti. Emblematico il caso del Chianti Rufina, a pochi passi da Firenze, o il Dolcetto di Dogliani, comune che confina con Monforte d’Alba, terra di mitici cru come la Bussia o la Ginestra. Il mondo del vino è ormai maturo per accettare il fatto che anche un Cirò, o uno spumante valdostano, o una Malvasia del Carso possano ambire a entrare nell’Olimpo dell’enologia italiana.

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