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La Repubblica

Paradigmi innovativi e vincenti ... Purtroppo si continua a esorcizzare la crisi mondiale con messianiche promesse basate su vecchie concezioni. Si promette sviluppo ma in realtà ci si sta avviluppando. Sembra regnare l’assenza di nuove idee e i più deboli restano i lavoratori, alle prese con insicurezza e qualità della vita che precipita. L’attenzione va al lavoro industriale e all’auspicato ritorno ai livelli di consumo di un tempo, anche se qualcuno sostiene sia irrealizzabile. In questo quadro, in cui il lavoro è diventato un problema serio che toglie prospettive ai giovani, è possibile che nessuno pensi che ci possa essere un ritorno alla terra, la ri-nascita di un’agricoltura dinamica, che guardi al passato ma che sia consapevole del bisogno di nuove idee e paradigmi? Parlo di quella che, parafrasando internet, si può definire “agricoltura 2.0”. Che mescola saperi antichi e tecnologie moderne, per riavvicinare città e campagna e fare qualità vera. Una strada da seguire per creare nuovi posti di lavoro e nuovi stili di vita.
In realtà le premesse e gli esempi ci sarebbero già tutti. Perché come dice Edgar Morin, “tutto deve ricominciare e tutto è già ricominciato”. Purtroppo la percentuale dei giovani in agricoltura è bassissima, in Italia siano ai minimi continentali. Sembra non esserci ricambio, eppure conosco tanti ragazzi che hanno saputo reinventare con successo il mestiere del contadino. C’è chi ha abbandonato la poco redditizia produzione intensiva dei padri per fare qualità ecocompatibile, c’è chi si è inventato nuove forme di turismo innovative. Sono i rappresentanti di quella che a Slow Food chiamiamo Generazione T. Forse in Italia sono ancora pochi, ma nel mondo ci sono esempi incredibili, come quella nelle township di Johannesburg, con in progetto Youth Agricultural Ambassadors, o come negli Usa dove molti giovani hanno rimesso al centro delle loro vite il cibo, rendendolo più buono e sostenibile, coltivando in città, reinventando una cucina a base di prodotti locali. Non abbiamo bisogno di una rivoluzione. La trasformazione è più efficace della rivoluzione perché non distrugge l’eredità delle culture. Ed è ciò che sta avvenendo: questi giovani in tutto il mondo sono i veri motori del cambiamento e l’anima dai nuovi paradigmi. In Italia bisogna abbandonare i contributi a pioggia, snellire la burocrazia e facilitare il credito. E’ un investimento sul nostro futuro, che la collettività deve accollarsi con orgoglio. Togliamo le barriere alla Generazione T e scommettiamo sulla sua agricoltura: daremo una speranza in più a tanti giovani, ma anche a noi stessi.

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