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La Repubblica

Inno ai castelli di Jesi ... Nelle Marche tra torri, vigne e scorci di mare: seguendo le rotte del Verdicchio si riscoprono tradizioni, passione per la terra e solide identità… Prima di entrare nel vivo dell’Appennino, i rilievi dell’entroterra anconetano salgono dolci ed eleganti fino al Parco della Gola Rossa e di Frasassi. Le colline e la riserva naturale sono le due anime di questo territorio: I Castelli di Jesi, le chiese e le abbazie caratterizzano le radici culturali ed esaltano le bellezze dei borghi legati alle grandi famiglie rinascimentali, alle sorti del potere papale, fino alle grandi battaglie per l’Unità d’Italia. Il Parco pressoché incontaminato suggerisce la natura spontanea e informale dei marchigiani, persone schiette e dirette, affezionate alle tradizioni contadine e ai
saperi della terra. La passione dei viticoltori e la natura integra di questa regione sono la combinazione ideale per favorire la crescita del suo frutto migliore: il Verdicchio. Annoverato tra i più grandi vitigni autoctoni d’Italia, viene rigorosamente coltivato nella regione di Matelica e dei Castelli di Jesi, facendosi apprezzare per la longevità e il colore caratteristico. Giallo verdolino nelle bottiglie più giovani, raggiunge invecchiamenti decennali senza mai perdere gli aromi di frutta e fiori e il sapore raffinato. Lasciando il mare, da Senigallia, i sali e scendi tra un comune e l’altro sono tappezzati di vigne ordinatissime e perfettamente conformi ai paesaggi. Gli itinerari del Verdicchio diventano così fotografie suggestive nelle quali non mancano mai torri, di chiese e di castelli, una vigna e uno scorcio di mare. Passando per Montecarotto, uno dei sedici castelli del Contado dl Jesi, è impossibile non incontrare Natalino Crognaletti, vera e propria istituzione del paese e del Verdicchio. Nella Fattoria San Lorenzo, nell’omonima contrada, il viticoltore marchigiano produce il suo fiore all’occhiello, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Vigneto delle Oche. Vino importante che non può essere compreso senza sedersi a tavola in compagnia di Natalino e ascoltare mentre racconta la sua passione. Natalino sorprende per la sua simpatia, per la sua semplicità e l’affetto che trasmette parlando del suo lavoro e della sua terra. Il risultato di questa passione è un vino fatto come una volta, permettendo alla natura di fare il suo corso, in cantina come in vigna. A testimonianza della cultura gastronomica della zona basta spostarsi di pochi chilometri e scoprire a Serra Dè Conti la cicerchia, legume Presidio Slow Food. Una cooperativa di giovani agricoltori ha salvato questa varietà dalla scomparsa e tenta di promuovere la conoscenza e l’utilizzo. Questo legume è inoltre legato a un dolce tipico delle regioni del Centro Italia, la cicerchiata. Pur non costituendone un ingrediente, la tradizione popolare ha legato l’etimologia del nome “Cicerchiata” alla somiglianza tra questo dolce di Carnevale e il legume stesso. Corinaldo è il simbolo della comunione unica che s’instaura tra l’uomo e il territorio nelle colline del Verdicchio. Appena fuori dal percorso tradizionale dei Castelli di Jesi, deviando verso Urbino, si sale verso questo magnifico luogo ricco di arte e storia. Ambito dalle signorie dell’epoca post-feudale, ottenne i favori dello Stato Pontificio per la fedeltà dimostrata. Fedeltà ripagata dall’accorrere nei secoli di numerosi artisti. Nelle colline dell’entroterra anconetano le persone hanno mantenuto un rapporto genuino e diretto con la loro terra e i luoghi hanno preservato la loro identità più profonda. È ancora bello passeggiare in un vigneto e guardarsi intorno, in silenzio.

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