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La Repubblica

Le nostre vigne ... La rivincita dei soliti ignoti... In un mercato dominato da concorrenti di qualità come i francesi o di quantità come quelli del nuovo mondo, si riscoprono i vitigni italiani: forse scorbutici, forse meno facili da abbinare, ma di certo più preziosi. E’ la sfida del Vinitaly edizione numero quarantacinque ... Petit rouge, barbera, croatina, rossese di Dolceacqua, raboso, teroldego, refosco dal peduncolo rosso, sangiovese, cesanese di Affile, sagrantino, lacrima, montepulciano, tintilia, negroamaro, aglianico, aglianico del Vulture, gaglioppo, nero d’Avola, carignano. Basta leggere un frammento del lunghissimo elenco di vitigni autoctoni che abitano le nostre campagne per attraversare l’Italia intera dalla Val D’Aosta alla Sardegna, senza saltare nemmeno una regione. Nello specifico, si tratta di un piccolo rosario enologico non casuale, se è vero che questi sono i venti vini scelti per produrre la versione rossa di “Una”, la bottiglia nata per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia(ne è stata creata una speculare, da altrettanti vitigni bianchi). Due blend, entrambi curati dal super enologo Riccardo Cotarella, pronti per le cantine del Quirinale dopo il battesimo ufficiale dell’iniziativa, in coincidenza con l’inaugurazione dell’edizione numero quarantacinque del Vinitaly, in programma a Verona dal 7 all’ 11 aprile, mai come quest’anno aperto alle istanze del nuovo movimento.

Si dice autoctono e si pensa ai vitigni antichi e un po’demodé, accantonati in favore dei supergrappoli dei Soliti Noti, quelli che si coltivano e commercializzano in tutto il pianeta. Perché per molti anni ci è piaciuto cavalcare l’onda dell’enologia globalizzata. Abbiamo sposato la causa delle produzioni importanti per quantità, accessibili nel prezzo e nella comunicazione e poco differenziate. Fare la corsa sulle etichette più potenti e ruffiane alla fine non ci ha giovato. Anche perché all’estero, in materia di grandi vini continuano a preferirci i francesi, mentre nel quotidiano la scelta cade sui nuovi mostri, le bottiglie del nuovo mondo, perfette nella loro scaltra pochezza.
Così, ci è toccato riscoprire il piccolo mondo antico, fatto di vitigni nati, o importati da lungo tempo, in un luogo che è quello e quello soltanto, dove l’adattamento a clima e terreno e una buona attitudine a dare il meglio cli sé anche in situazioni non ottimali contribuiscono a creare veri miracoli. Un recupero cli uve glorificato dalle pratiche di agricoltura naturale - biologico e biodinamico in primis - e da una comunicazione quasi da passaparola, eppure a suo modo efficacissima.

Risultato: vini senza scorciatoie, fieri delle proprie imperfezioni, rappresentanti autentici del proprio terroire in armonia con esso. Se merlot e chardonnay vanno bene con tutto o quasi, gli autoctoni sanno essere empatici ma anche scorbutici, molto amando i cibi di casa propria e pochissimo quelli altrui. Provare per credere: regalatevi una bottiglia di timorasso dell’alessandrino Walter Massa e sorseggiatelo con una fetta di formaggio montebore o un morso di pesca di Volpedo, figli gourrnand delle stesse colline. Allo stesso modo, un buon bicchiere di falanghina campana solleticherà la dolce rusticità di past’epatate come mai avreste immaginato. Chiusura in gloria con tavolette della Chocolate Valley e aleatico dell’isola d’Elba. Sigaro toscano a parte, s’intende.

Le bottiglie

Cortese

Radicato a Favi, Alessandria, da fine Ottocento, ha colore paglierino e sentori di citricco. Ottimo come aperitivo, per carni bianche e caprini freschi.

Gavi Pisé La Raia (da 12 euro)

Pecorino

Il nome di questo bianco marchigiano dalle note fresche e acidule omaggia l’attività dei pastori e dei loro greggi, ben accompagnandone i formaggi.

Pecorino Fiobbo 2008 Aurora (da 9 euro)

Fortana

La “regina delle uve negre per fare buon vino” (da un testo del 1600) viene tramutata in uno spumante di sei gradi che profuma di more, perfetto col culatello

Fortana del Tara Antica Corte Pallavicina (da 6,50 euro)

Nosiola

Ha riflessi verdolini e profumo delicato di fiori bianchi il vino da pesce (di lago), declinato anche in versione passita (Vin Santo Trentino)

Nosiola Gino Pedrotti (da 7 euro)

Vermentino

Ama il mare, l’uva diffusa tra le coste di Toscana, Sardegna e Corsica. Sapido e brillante, il vino si abbina a meraviglia con i piatti di pesce

Vermentino Campo del Noce 2009 Pieve Vecchia (da 9 euro)

Pignolo

Da grappoli serrati come pigne, il millenario rosso friulano di sapore elegante e generoso, da sorseggiare con prosciutto San Daniele stagionato

Pignolo 2005 Adriano Gigante (da 22 euro)

Sagrantino

Importato in Umbria dall’Asia Minore, è un rosso avvolgente, modulato dalla permanenza in legno, perfetto per arrosti e tome stagionate

Montefalco Sagrantino 2005 Di Filippo (da 22 euro)

Grillo

È dedicato a Nicolò Azoti, martire della mafia, il dorato bianco siciliano di buona struttura, che regge ricette come i paccheri al ragù di cernia

Grillo 2009 Centopassi (da 13 euro)

Bombino

Il Bombino pugliese, di probabile provenienza spagnola, profuma di macchia mediterranea e ben si aòcompagna agli antipasti di pesce

Bombino 2009 Rivera (da 6 euro)

Pascale

Battezzato Giacomino in Gallura, il vitigno rosso della campagna sassarese regala profumi speziati e vinosi. Si gusta con carni robuste o da meditazione

Ottomarzo 2007 Dettori (da 21 euro)


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