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La Repubblica

Vivere Slow ... Com’è calda la Vallée ... Formaggi di malga, ottimi salumi, vinieccellenti e tanti borghi montani superospitali. Perché in Val d’Aosta non si vive di solo sci ... Si prepara la stagione delle vacanze invernali, momento topico per una regione come la Val d’Aosta che da tempo basa buona parte della sua economia sul sistema delle piste da sci e su tutto ciò che ne deriva. Ma per fortuna la Vallée non è soltanto questo e le fa onore chi resiste a praticare agricoltura come si deve, quella spesso eroica perché di montagna, dove tutto è più difficile e dove la tentazione di mollare per approfittare dell’industria turistica è sempre forte. Non posso non iniziare con due miei luoghi cuore, l’Hotel Bellevue di Cogne con i sui ristoranti e la Locanda La Clusaz di Gignod, esempi perfetti di accoglienza ai massimi livelli: il primo un buen retiro ideale quando ci si vuole regalare qualcosa di davvero unico; il secondo un ristorante con camere, un gioiello soprattutto per la sua tavola, ottima e a prezzi accessibili, da anni presente nella Guida delle Osterie d1talia e recentemente, giustamente, insignita di una stella Michelin.
Ma quello che alla fine conquista di più in questa piccola regione, è la sua capacità di produrre, sfruttando il sapere di veri e propri maestri. Formaggi e salumi (lardo su tutti) sono due capisaldi assoluti dell’economia agricola, e negli ultimi anni bisogna registrare una crescita esponenziale per qualità del settore vitivinicolo. Soltanto una decina d’anni fa si faceva fatica a trovare etichette interessanti lungo il corso della Dora Baltea, oggi invece è tutto un fiorire di esperienze esemplari, che si basano da un lato sulla rinascita delle cooperative sociali, e dall’altro sull’agguerrito e ben organizzato gruppo dei Viticulteurs Encaveurs una viticoltura montana in cui finalmente sono scese le rese, condizione essenziale per fare qualità, ma che sta iniziando in maniera importante a guardare anche alla sostenibilità dei processi produttivi. In questo senso è d’obbligo citare il noto leader della viticoltura privata locale, Costantino Charrère della cantina Les Crétes di Aymaville, ma sembra interessante dare anche un consiglio di viaggio che permetterà di avere in un colpo solo una panoramica a 360° di quanto di buono c’è oggi nella Vallée. Andate a Verrayes, 17 chilometri a nord est dal capoluogo, presso la cantina La Vrille (significa “viticcio” in patois). Troverete una piccola azienda-modello, che ha ottenuto la “chiocciola” sulla Guida Slowine 2012 con questa motivazione:
“Una giornata con Hervé Deguillame e Luciana Neyroz vi proietterà in un mondo parallelo, una dimensione in cui la cura del dettaglio, il culto dell’ospitalità, la ricerca dei sapori territoriali sono le sole leggi che regolano l’universo. La precisione nella coltivazione delle viti impressiona il visitatore, così come la consapevolezza della mole di lavoro che Hervé svolge quotidianamente: fa il vigneron, l’allevatore e, due volte al giorno, il cameriere nell’osteria. E in ognuna di queste attività ricerca l’eccellenza. Ottenendola spesso, peraltro”. La Vrille è pervasa da un clima di armonia che poi si riflette tanto nei vini quanto nella qualità dell’accoglienza, perché ci sono sette camere e un’osteria assolutamente da provare. Luciana, dalla cucina, propone golose ricette regionali attraverso un menù fisso che usa le materie prime dell’azienda (soprattutto le carni, e ci sono anche i formaggi dalle malghe vicine). Se potete fermatevi qui, in questo piccolo ma immenso simbolo della rinascita agricola valdostana.

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