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La Repubblica

Vivere Slow ... Un altro Chianti ... Non è facile trovarsi al centro di una delle terre più verdi e turistiche d’Italia e mantenersi autentici. Benvenuti a Greve ... Devo confessare che, quando si parla di una zona come il Chianti, è difficile non banalizzare cantando le lodi di una terra straordinaria che ha dato e dà ogni anno grandi vini, oli, salumi e formaggi riconosciuti in tutto il mondo. Una terra attraversata da un forte turismo, che è al tempo stesso la culla e lo scrigno di una vastissima cultura gastronomica contadina, di un savoir-faire unico e stratificato nei secoli. Tuttavia, voglio provare a mostrare un altro aspetto di questa parte d’Italia, più consono alla sensibilità di un viaggiatore slow. Ogni luogo, tanto più se a vocazione rurale, nel momento in cui diventa una delle mete turistiche più ambite e conosciute nel mondo, si trova di fronte a un rischio. Se è vero che il turismo valorizza la bellezza in tutte le sue forme, è altrettanto vero che rischia di creare i presupposti per un impoverimento di quella stessa cultura radicata che è alla base del suo successo. Non è raro, infatti, che alla fine prevalga una visione commerciale del territorio e delle sue bellezze, a scapito della sua vera ricchezza: gli uomini e le donne che fanno cultura semplicemente lavorando. È un rischio che può essere scongiurato solo grazie alla passione e alla competenza di contadini, produttori, osti, cittadini che operano per salvaguardare 1’ autenticità delle loro terre. E ciò che accade a Greve in Chianti, perla della zona da cui prende il nome, con la sua
splendida piazza triangolare su cui si affaccia una fila ininterrotta di terrazze. Il luogo ideale
per sorseggiare un caffè osservando il paese che si rimette in moto di prima mattina.
In questa stessa piazza, oltre all’arcinota e suggestiva Antica macelleria Falorni, sorge l’osteria Mangiando Mangiando (piazza Matteotti 80, tel. 055-8546372): un rifugio perfetto per gustare la
cucina toscana più sincera. Qui, Salvatore e Mirna Toscano, i proprietari, fanno dell’attenzione ai dettagli una politica da cui non transigere. Così, è illuminante scoprire che il simpaticissimo oste conosce uno a uno i contadini, gli allevatori e i produttori che lo riforniscono, partecipando con loro alla ricerca della qualità e dell’eccellenza della materia prima. Oltre alla cucina inappuntabile, dunque, l’aspetto che più mi colpisce di questa osteria è la sua capacità di rappresentare un punto di riferimento per una piccola ancorché significativa comunità di produttori e contadini giovani, che lavorano portando avanti una filosofia della qualità e della piccola scala, cercando di fornire prodotti realizzati a regola d’arte. Da Salvatore e Mima può capitare allora di incontrare olivicoltori, vignaioli, pastai, casari, norcini e allevatori, riuniti in una sorta di agorà in cui discutere di qualità, di tradizione, d’innovazione, di paesaggio, di politica, di Chianti. Come dice Salvatore, dotato di un’umanità straordinaria, il territorio lo fanno i cittadini, le persone. Ed ecco allora che tra i tavoli di Mangiando Mangiando prende vita quella rete, quella socialità e quella comunità che permette di fare di Greve, del Chianti e della Toscana, quel paradiso che per molti è. Non solo, ma questi incontri che l’osteria consente creano le condizioni per lo scambio generazionale, per il tramandarsi della cultura contadina e. della memoria. Uno scambio virtuoso, che non è chiusura e orientamento al passato, ma uno sguardo critico, interessato, al futuro di un luogo bellissimo.

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