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La Repubblica

Dalla bassa padovana al Polesine viaggio tra i campi senza raccolto ... In Italia danni per mezzo miliardo di euro. Richiesto lo stato di calamità naturale ... I dati dell’Arpav (Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto) confermano: su queste campagne a giugno sono arrivati 10,2 millimetri di pioggia, a luglio appena 2 millimetri. “I danni sono già pesantissimi. Il mais perde fra il 30 e il 100%, la sola e le barbabietole il 40%. Solo per la bassa padovana prevediamo un danno di 100-120 milioni di euro. Dove ancora il mais non è completamente perduto, si va nei campi a trinciare tutto. Piante e pannocchie servono poi a preparare l’“insilato” per l’alimentazione delle vacche. Ma se le pannocchie sono troppo scarse, il trinciato non va bene per il bestiame e nemmeno per gli impianti di biogas. Dentro ci sono solo fibre, e non le proteine dei grani di mais”. Sembrano bollettini di guerra, i comunicati delle associazioni degli agricoltori. Secondo la Coldiretti nazionale, i danni sono quantificabili già in mezzo miliardo di euro, ma purtroppo siamo solo all’inizio e basta mettere in fila i deficit previsti nelle diverse zone per ipotizzare bilanci ancor più pesanti. La bassa padovana è solo una delle “secche” che a macchia di leopardo stanno coprendo pianure, colline e montagne. “Nella zona sud del Veneto - dice Tiziano Girotto, direttore di Condifesa (Consorzio di difesa dalle avversità atmosferiche) di Padova - ci sono danni pesanti anche nel veronese, nel veneziano e in tutto il Polesine. Per cercare di salvare il salvabile, si anticipa ogni raccolto. Oltre al mais è già iniziata la raccolta delle barbabietole, che di solito si avvia ai primi di settembre. Anche con l’uva ci sarà un mese di anticipo. I colpi di calore hanno già danneggiato i grappoli, disidratandoli nella delicata fase della maturazione”. Sali sui colli Euganei e anche qui il color seppia ha invaso prati e boschi. Sotto il grande fiume Po - dal ponte si vedono più distese di sabbia che acqua - si chiede la dichiarazione dello stato di calamità naturale. “La siccità - ha dichiarato Stefano Calderoni, assessore alla Provincia di Ferrara - si somma agli sbalzi termici di fine aprile, quando le temperature si abbassarono: già allora furono colpite le colture della mela, della pera e del kiwi e oggi le perdite sfiorano l’80%. Con il grano abbiamo perso il 20-30% ma anche da noi è drammatica la situazione del mais, con raccolti ridotti del 70%. Calcoliamo che i danni da siccità arriveranno nella nostra provincia a 200 milioni, da sommare ai 150 milioni tolti all’agricoltura dal terremoto di maggio. Il prodotto lordo vendibile della nostra provincia è solitamente di 700 milioni: questo significa che nei campi avremo un reddito complessivo dimezzato”. Il caldo non fa bene nemmeno agli animali. I maiali mangiano il 30% in meno di mangime, le vacche producono il 20% in meno di latte. Ma la siccità non è problema solo peri contadini. I prezzi stanno aumentando in modo pericoloso. Nelle ultime sei settimane alla Chicago Board of Trade, causa siccità negli Usa e in Russia e alluvioni in Ucraina, il grano è aumentato del 50%, la soia del 26%, il mais del 55%. I contadini italiani riceveranno prezzi più alti ma per quantità estremamente ridotte. A pagare il conto del caldo saranno dunque anche i consumatori, già nel prossimo autunno. “Con il nostro Condifesa, che è stato organizzato da noi contadini - dice Tiziano Girotto - assicuriamo le imprese contro grandine, siccità, gelo, alluvioni... Ma se per la grandine il rimborso è del 100%, per il mais si arriva soltanto al 50%. Soldi che sono comunque preziosi (l’assicurazione è pagata al 40% dai coltivatori e al 60% dalla Comunità europea) per evitare il fallimento delle aziende”. Hanno un peso diverso, le previsioni del tempo, in città o nelle campagne. Il cittadino vuol sapere se può andare al mare o a prendere una boccata d’aria in collina. In campagna si vuole sapere se, quando si chiuderanno i conti a ottobre, ci saranno i soldi per mantenere le famiglie fino ai prossimi raccolti.

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