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La Repubblica

Dal Barolo al Verdicchio quei sorsi che aggregano ... Fra happening e Twitter il bere bene fa socializzare ... “Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà del mondo”, sosteneva Ernest Hemingway. Civiltà che oggi fa rima con socialità. Fra strade del vino che nascono in ogni regione, wine day, eventi che uniscono il buon bere al buon cinema, books bar che presentano libri offrendo mescite selezionate, manifestazioni internazionali e presentazioni di eno-guide che diventano happening mondani con caccia all’invito per vedere e farsi vedere, il vino si fa (e ci fa) social. Oggi più di un tempo. In principio furono i greci che nei loro simposi (aperti solo ai “migliori”) parlavano di politica, erose filosofia tenendo in mano coppe, crateri e strumenti musicali. Un volo di millenni per vedere in diretta che anche oggi sorsi, discorsi e percorsi in margine di etichetta sono sempre più attuali. Ma aperti a tutti, senza esclusi. Il buon vino apre alla gente e la gente è sempre più interessata al vino di qualità. Perfino in rete il fenomeno avanza. Mentre il Prosecco continua la sua marcia vincente come vino più famoso su Twitter, i grandi classici si prendono la rivincita, perché il top twittato in rete è la cena con una bottiglia di Chianti che troneggia in mezzo alla tavola. Seguito da Brunello e Barolo. Tendenza in crescita costante iniziata negli anni Novanta con iniziative nazionali aperte al pubblico (da “Cantine aperte” a “Vinòforum”) ed esplosa con il fiorire di locali innovativi dove la gente s’incontra per bere bene e parlare meglio, fra arte, cucina e cultura. Enoteche tradizionali che per seguire l’onda si trasformano in locali polifunzionali proponendo happy hour tematiche (magari con personaggi noti) o aperitivi (a prezzi popolari) accompagnati da musica dal vivo. Anche le cantine trovano le loro forme di aggregazione facendosi platea di visite guidate, non solo da enologi ma da designer o artisti (soprattutto le cantine-monumento firmate da archistar). O, un caso per tutti, appuntamenti come “Cinemadivino”, manifestazione itinerante nata da un’idea di alcuni ragazzi di Faenza oltre dieci anni fa, che sa unire il piacere di una proiezione all’aperto - o in luoghi non convenzionali come le cantine - con la promozione dei prodotti del territorio. Nelle aziende arriva un camioncino attrezzato per la proiezione e per il trasporto delle sedie necessarie, si dispongono le sedute, si monta lo schermo e, mentre s’aspetta che scenda il buio, si visitano le cantine guidati dai proprietari. Poi si degustano tre vini compresi nel biglietto. Un bel modo per portare la gente nei luoghi di produzione e creare conoscenze umane e territoriali. Vino per diletto ma anche per business: un calice di Cabernet o di Chardonnay non dovrebbe mai mancare in una colazione di lavoro: contratti, accordi e firme sono facilitati dal sorseggiare giusto. Parafrasando Virginia Woolf: “Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è bevuto bene”.

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