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La Repubblica

Se l’archistar disegna una cantina … Alla rotonda torre coperta dell’antica fortezza medievale di Ficulle la vista spazia tutt’intorno, su una distesa coperta di vigne. Orvieto dista pochi chilometri, il confine toscano poco di più. Il Castello della Sala è qui tra queste colline dal 1350, quando i Monaldeschi della Vipera, giunti secoli prima in Italia al seguito di Carlo Magno, lo fecero costruire. Ora, però, è di proprietà di un’altra nobile famiglia, gli Antinori, Aristocrazia del vino, visto che qui si produce uno dei più famosi vini bianchi d’Italia, il Cervaro. Lo splendido castello è solo una delle tante possibili tappe di un ideale giro d’Italia tra le cantine d’autore, che alla qualità dei loro vini uniscono il fascino di una sede da ammirare e visitare. Vecchie abbazie o ville storiche, ma anche tunnel naturali e futuristici progetti di archistar, ce n’è per ogni gusto, culturale ed enologico. Magari sfruttando l’opportunità, il 30 e 31 maggio, della nuova edizione di Cantine Aperte, la manifestazione che ogni anno consente di visitare un gran numero di aziende vinicole italiane. E allora ecco qualche suggerimento, tra passato e presente. Passando dal Medioevo ai giorni nostri, arriviamo a Suvereto, in provincia di Livorno, alla Cantina Petra della famiglia Moretti: progettata dall’ architetto svizzero Mario Botta, si inserisce perfettamente nella collina con il suo mezzo cilindro e le lunghe ali porticate, e ha la caratteristica di modificare il suo profilo al susseguirsi delle stagioni, grazie al mutare della vegetazione che la incornicia. Un tuffo nella storia, spostandoci in Sicilia, e più precisamente a Marsala, per ammirare il vecchio baglio affacciato sul mare costruitone) 1832 da Vincenzo Florio. La maestosa cantina, con il pavimento in tufo e il susseguirsi di archi a sesto acuto, era particolarmente amata da Giuseppe Garibaldi (del quale si trovano alcuni cimeli), e custodisce le grandi botti dove riposa il Marsala, vino nato per sfidare il tempo. Un testacoda geografico ci porta in Alto Adige dove, alle porte di Bressanone, vale il viaggio l’Abbazia di Novacella, fondata nel 1140 dall’ordine dei Canonici agostiniani. La struttura, la cui architettura con i suoi diversi stili racconta il susseguirsi dei secoli, è ancora oggi un attivissimo convento, ma ospita anche una delle migliori cantine della regione, famosa soprattutto per i bianchi ed i rossi della linea Praepositus. In Veneto, a San Pietro in Cariano, ecco la grazia neoclassica di Villa Santa Sofia, nota anche come Villa Serego. La costruzione iniziò nel 1560 su disegno di Andrea Palladio. Del progetto iniziale venne però realizzata solo una parte, sufficiente però a comprendere il genio del maestro. Qui si producono soprattutto Valpolicella, Amarone e Recioto di buona struttura. Un altro castello, fiabesco, lo possiamo trovare a Montalcino, sede di uno dei maggiori produttori toscani, Banfi. La fortezza, Poggio alle Mura, fu eretta alla confluenza dei fiumi Orcia e Ombrone nel 1438 su un sistema difensivo preesistente. Siamo nella patria del Brunello, prodotto grazie alle uve dei vigneti circostanti. In cantina oltre settemila barrique attendono che il vino giunga a maturazione. A Bevagna, in provincia di Perugia, si parla invece il linguaggio della modernità. La Tenuta Castelnuovo (di proprietà della famiglia Lunelli, gli stessi degli spumanti Farrari) è ospitata in quella che è considerata una delle più visionarie cantine del mondo, una cantina-scultura denominata il Carapace: una enorme cupola di rame immersa nel verde, disegnata da Arnaldo Pomodoro ispirandosi al guscio di una tartaruga. 
Completamente diversa, ma non meno innovativa, la Cantina Antinori a San Casciano Val di Pesa, nel cuore del Chianti classico. Qui la parola d’ordine è 2invisibile”: la struttura si sviluppa infatti quasi interamente sotto il livello del terreno, in un susseguirsi di ambienti maestosi, scale “impossibili”, suggestivi lucernari. Di tutt’altro genere, ma per molti versi altrettanto unica, la Cantina Carbone, a Melfi, in provincia di Potenza. Niente architetti o sguardi sul futuro, qui la magia l’ha costruita il duro lavoro dei contadini scavando nei secoli le gallerie ipogee nel tufo vulcanico. Ed è in questo ambiente fuori dal mondo che i fratelli Sara e Luca custodiscono e fanno invecchiare il loro Aglianico.

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