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La Repubblica

Scegliere la via green la sfida del futuro ... Ci sono storie di imprese che hanno legami antichi, tramandati da generazioni e altre che nascono dall’incendio di una passione improvvisa: “Fare vino è stringersi a un territorio, mettere radici, voler bene a questa terra, rispettarla”, dice Chiara Lungarotti, amministratore dell’omonimo gruppo fondato dal padre Giorgio e produttore, fra gli altri, del celebre Rubesco. “Non è solo la conoscenza tecnica che conta, ma il fattore umano, l’interpretazione del binomio clima e territorio”, prosegue. Lungarotti ha portato il nome dell’Umbria nel mondo: è fra le aziende di lungo corso che sono state premiate per la fedeltà al Vinitaly, fra quelle che hanno seguito questo appuntamento fin da quando si chiamava “Le giornate del vino italiano”. Quarantadue nomi fra le bandiere della produzione italiana, dai Marchesi Frescobaldi alla Famiglia Cecchi, dai produttori del Prosecco Ruggeri, a Collavini, ai Marchesi di Barolo, da Braida a Umani Ronchi, a Cavit, a Zonin, a molti altri: sono stati premiati per aver creduto subito in Vinitaly. Ne hanno accompagnato la crescita fino a farlo diventare oggi uno dei brand più conosciuti a livello mondiale, capace di dare risalto ai grandi produttori senza trascurare i piccoli, chi sperimenta nuovi vitigni, chi ne “resuscita” di antichi e dimenticati. “Quello che siamo”, spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, “è anche grazie alle migliaia di aziende vinicole che hanno creduto in noi ritenendo Vinitaly un appuntamento utile ad alimentare la crescita qualitativa ed economica di questo settore a livello internazionale. Questi 50 anni sono la storia di un percorso comune che ci ha visto al fianco delle aziende, il punto di riferimento del Rinascimento del vino italiano nel mondo”. Così per la prima volta è stata assegnata una targa dal titolo “Cinquanta Vinitaly insieme” alle 42 aziende fedeli. Fra queste c’è l’Antica Azienda Agricola Vitivinicola Leone de Castris, anno di fondazione 1665, che imbottiglia il vino dal 1925 e ha il cuore delle sue vigne nel Salento. “Nel sistema Italia, per burocrazia e pressione scale, non è facile fare impres, D. -iamo spesso nei convegni che bisogna fare squadra, ma poi finiamo con l’essere individualisti”, spiega Piernicola Leone de Castris. “Penso che le nostre aziende, soprattutto al Sud, debbano sviluppare meglio il lato commerciale”. Perché qualità e ricerca hanno già i loro binari collaudati: “La tecnologia ci aiuta nel controllo e nel monitoraggio dei vigneti, ma non dimentichiamoci che siamo dipendenti dal meteo”, prosegue de Castris. Quindi dalle stagioni, da un clima connesso alla salute del pianeta. Chi lavora la terra è il primo a esserne consapevole “preservando biodiversità, bellezza e tradizione nelle varie aree geografiche”, dice Mantovani. “Ogni angolo del territorio”, riprende Chiara Lungarotti, “dà un vino che è unico, per questo è fondamentale preservare la terra, operare nelle vigne in modo sostenibile, facendo scelte green. Perché da quello dipende il nostro futuro”.

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