02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Repubblica

Ao Yun, il vino di lusso del Tibet che rallegra i conti di Arnault ... Il patron di Lvmh produce un’etichetta alto di gamma nell’area di Shangri - La: prima cinese nel Liv - ex, l’indice inglese del mercato secondario movimentato da intenditori e collezionisti. L’ultimo nato nel ricco portafoglio di bottiglie, cresciuto del 10% in sei mesi... Shanghai e i racconta che il sogno di Bernard Arnault, azionista di riferimento nonché Presidente e Ceo di Lvmh, sia quello di far degustare il suo Ao Yun al presidente Xi Jinping: un baloon di Cabernet Savignon e Cabemet Franc per suggellare la definitiva pace tra il governo cinese e il Tibet. Ao Yun, l’ultimo nato tra i prestigiosi vini dell’impero Lvmh, cresce infatti proprio in Tibet, tra i 2.200 e i 2.600 metri d’altezza. Un vino unico. Un vino raro. E anche di eccellenza a livello gustativo. Ao Yun, primo vino cinese commercializzato sul Liv - ex, l’indice inglese del mercato secondario, movimentato da intenditori e collezionisti ha già fatto registrare un’impennata di scambi: a partire dal settembre del 2016, si è registrato trading a raffica, con una media di prezzo per sei bottiglie del millesimo 2013, la prima annata, circa 1.600 sterline, ai valori correnti circa 1800 euro. In pratica 300 euro a bottiglia. Il prezzo di uscita sul mercato è fissato a 250 curo. Presentato a Pechino, Ao Yun, che significa nuvola fiera, ha riscosso molti consensi, ma ha anche scatenato le critiche. imperialismo del vino cinese di Lv - 1 C, così ha titolato Wine Searcher un articolo in cui ha raccolto i commenti più velenosi. “Poche persone pagherebbero così tanto per un vino cinese dello Yunnan”, ha dichiarato Emma Gao, enologa formata a Bordeaux, proprietaria della Silver Heights, una cantina di produzione a Ningxia: “Molte cantine cinesi stanno producendo vini di qualità da oltre dieci anni - ha detto - l’idea che Lvmh possa adesso presentare il vino come “il primo di lusso cinese” mi pare un po’ offensiva e imperialista”. “Un prezzo ridicolo, non credo che in Usa possa trovare un mercato un vino cinese che superi i 30 dollari al dettaglio”, incalza sempre su Winesearcher Broadbent, della Broadbent Selection, prima società a importare in America un vino cinese, il Dragon’s Hollow. Veleni e premi. John Stimpfing di Decanter gli ha dato 94 punti su 100, e si tratta di una di quelle guide che, come si dice, fanno il mercato. Molti enologi e wine maker sognano di trovare un nuovo territorio dove produrre un grande vino. Maxence Dulou, direttore della tenuta, ci è riuscito. I vigneti Ao Yun si trovano alle pendici della montagna sacra Meili, in un terroir unico: 314 piccole vigne su circa 30 ettari sparsi attorno all’area dello Shangri - La, governate da 120 famiglie che fanno tutto a mano. Famiglie contadine, che vivono di allevamento e coltivazioni, e usano concimi naturali. Un’etichetta più che biologica. Innovare, nel vino e nei liquori, non è impresa facile. Ma Lvmh ha una direzione specifica riservata allo sviluppo dei nuovi business, guidata da Jean Sebastien Philippe. E il settore wine&spirit anima i bilanci di Arnault: la crescita organica nei primi 10 mesi del 2017 è stata del 10% sullo stesso periodo del 2016, a 2,2 miliardi di euro. Rosso intenso, profondo, tra note di cannella e liquirizia, menta e cedro, cuoio e grafite, su uno sfondo di frutti rossi, Ao Vim 2014, seconda annata appena in commercio, è il matrimonio perfetto tra mineralità e acidità, dolcezza e alcol. Frutto di un clima simile a quello di Bordeaux, ma d’alta montagna. Le vette proteggono l’area dai monsoni. I vigneti non godono di grande assolazione, ma i raggi del sole sono più forti e le stagioni più secche.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su