Grazie alla sua agricoltura, sempre più green, l’Italia è il Paese con i cibi più sani e sicuri del Vecchio continente, il più attento agli sprechi e alle emissioni di gas serra; uno Stivale che, negli ultimi 10 anni, ha diminuito l’utilizzo della chimica nei propri campi (con punte del 50% in favore di un’agricoltura più biologica), la prima in Europa per seminativi e colture permanenti. Per contro, il primario italiano paga alcune lacune strutturali del Paese - come la carenza e la gestione di acqua in alcune zone del territorio, oltre all’erosione del suolo - e dovrà far valere la propria fungibilità per contribuire alla transizione sostenibile. Ancora, l’agricoltura italiana è in testa nel panorama produttivo europeo come valore aggiunto (32,2 miliardi di euro, media dell’ultimo biennio), al secondo posto dietro la Francia (76,3 miliardi di euro) per valore della produzione (56,7 miliardi di euro, mentre è più indietro nell’export, a 7,6 miliardi di euro. Cala, però, il reddito delle imprese: negli ultimi 5 anni, in Italia, si parla del -1%, contro una media Ue a +6%, e a Paesi come Spagna e Francia a +11%. A dirlo i dati dell’Osservatorio Fieragricola-Nomisma, nella presentazione di Fieragricola 2020, edizione n. 114 della più antica fiera dell’agricoltura italiana, di scena a Verona, dal 29 gennaio al 1 febbraio (con la Croazia Paese ospite). Una fiera in cui, ufficialmente, l’agricoltura italiana raccoglierà, da leader, la sfida del nuovo “Green Deal” lanciato dall’Ue.
Di cui ha parlato anche il Sottosegretario alle Politiche Agricole Giuseppe Labbate, che ha sottolineato come le aziende agricole non possono prescindere dalla sostenibilità economica, e ancheper questo “non è pensabile l’eventualità che i soldi necessari al Green Deal siano sottratti alla nuova Pac”.
Lo studio realizzato dall’Osservatorio Fieragricola-Nomisma ha messo in luce come l’agricoltura italiana, in attesa del piano operativo sull’economia verde più importante della storia, sia già in vantaggio su uno dei paradigmi cardine: la salubrità e la sicurezza dei suoi alimenti, che presentano le percentuali più alte di prodotti che secondo i controlli dell’autorità per la sicurezza alimentare (Efsa) risultano essere assolutamente privi di residui, meglio di quanto possano vantare Francia, Spagna e Germania. Buone notizie anche sul fronte degli sprechi, con i rifiuti alimentari pro-capite (126 kg annui) del 16% inferiori alla media europea e in forte calo nell’ultimo decennio. Dalla tavola alla terra, secondo il report di Fieragricola-Nomisma, le virtù si sommano: lo Stivale detiene il record Ue di superficie e incidenza bio per seminativi e colture permanenti con 1,5 milioni di ettari, davanti a Francia, Spagna e Germania, mentre calano anche le emissioni di gas serra (-12,3% negli ultimi vent’anni secondo Eurostat), che incidono per il 7% sul totale delle emissioni contro il 10% della media europea. Ma la sensibilità green degli agricoltori e dei prodotti italiani è ancora più evidente alla prova di agrofarmaci e fertilizzanti. Infatti, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nell’ultimo decennio se ne è fatto sempre meno uso e spesso i consumi si sono dimezzati: è il caso degli insetticidi (da 1,2 kg di principi attivi ad ettaro a 0,6 kg), dei fungicidi (-30%), degli erbicidi (-20%), ma anche di azoto (-25%), anidride fosforica (36%), ossido di potassio (-50%)
E proprio dalla tutela del territorio e delle sue risorse arrivano gli elementi su cui sarà fondamentale operare un salto di qualità. Se - per l’indagine Fieragricola/Nomisma - sul fronte della tutela della biodiversità e delle aree boschive l’Italia è stabilmente nella top 5 dei Paesi Ue, è invece più problematica la gestione del fattore acqua, con il Belpaese fanalino di coda nel rapporto prelievi/risorse idriche, dove l’agricoltura incide per la metà del proprio utilizzo complessivo. Un problema strutturale da mitigare attraverso sistemi intelligenti di gestione - come l’irrigazione di precisione - al pari dei consumi di energia da fonti rinnovabili che nel primario rappresenta solo il 2% dei consumi totali. Gravosi infine, e sempre più nemici della preservazione del territorio e dell’ambiente, i fenomeni di consumo del suolo, cresciuti del 50% solo negli ultimi 30 anni, così come l’erosione da acqua che vede il nostro Paese in cima alla classifica europea per i danni inferti al territorio da tali eventi metereologici. In media in Italia si verifica un’erosione di quasi 9 tonnellate di suolo per ettaro all’anno, contro i 4 della Spagna e i 2 della Francia.
“È evidente - ha detto il responsabile agroalimentare di Nomisma e curatore dello studio, Denis Pantini - come dallo studio emergano gli enormi sforzi fatti negli anni dagli agricoltori italiani per rendere la propria attività più rispettosa dell’ambiente e come il loro operato sia fondamentale per la tutela dei nostri territori, soprattutto a fronte delle calamità prodotte dai cambiamenti climatici. Una sostenibilità ambientale che però non può essere scollegata da quella economica, senza la quale l’attività agricola stessa non può esistere. E da questo lato, purtroppo, negli ultimi cinque anni i redditi delle imprese agricole italiane non si sono mossi, a fronte invece di quelli degli agricoltori spagnoli e francesi”. E anche di questo si discuterà a Fieragricola, dove saranno presenti oltre 900 espositori dall’Italia e dal mondo, e dove sono attesi 130.000 operatori.
Tra i temi cardine, innovazione, sostenibilità ed economia circolare; dall’agricoltura 4.0 alla meccanica e attrezzature agricole di ultima generazione fino ai sistemi più avanzati per viticoltura, frutticoltura, colture specializzate e zootecnia per affrontare le sfide del Green Deal europeo. Attese, al convegno inaugurale dedicato all’agribusiness di Ue e Italia in Africa, la ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova, e la ministra dell’Agricoltura della Croazia, Marija Vučković.
“L’appuntamento di Verona vuole come sempre offrire spunti di riflessione e soluzioni pratiche per accompagnare il mondo imprenditoriale e le filiere agro-zootecniche verso la sostenibilità ambientale, economica e sociale”, ha detto il presidente di Veronafiere Maurizio Danese.
“Una dei punti di forza di Fieragricola è di essere trasversale - ha detto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani - di rispondere a tutto quello che interessa l’azienda agricola nella sua globalità. Fieragricola ha accentuato anche il suo profilo internazionale, come dimostra la presenza di trenta delegazioni da tutto il mondo, con una presenza significativa dall’Africa, est Europa e continente asiatico. Fieragricola - ha aggiunto Mantovani ai microfoni di WineNews - torna centrale nello scenario europeo delle manifestazioni del settore. Nel paniere c’è quello che volevamo, compresa un focus dedicato all’Africa, continente cruciale per le sorti dello sviluppo dell’agroalimentare a livello mondiale”.
Proprio all’Africa è dedicato il convegno inaugurale, in programma mercoledì 29 gennaio: “Agribusiness in Africa e le relazioni commerciali con Ue e Italia: opportunità e prospettive”. Fra i relatori interverranno la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, la ministra dell’Agricoltura della Croazia Marija Vučković, il professor Giulio Tremonti, già ministro dell’Economia e delle Finanze e Denis Pantini, responsabile Area Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma.
Nel 2018 l’Italia, secondo le elaborazioni di Ice-Agenzia, ha esportato complessivamente in 49 Paesi dell’Africa Subsahariana 5,46 miliardi di euro (rispetto ai 5,08 dell’anno precedente). I dati del 2019 (gennaio-maggio) segnalano un incremento del 6,2% su base tendenziale.
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